Donatello, il Rinascimento

La mostra temporanea a Palazzo Strozzi

Il 19 marzo Palazzo Strozzi ha inaugurato la mostra temporanea curata da Francesco Caglioti e dedicata interamente alla figura di uno dei massimi maestri del Rinascimento fiorentino, Donatello, ossia Donato di Niccolò di Betto Bardi. La mostra costituisce una possibilità unica per analizzare la produzione di uno degli “inventori” del Rinascimento, la cui creatività cambiò profondamente il panorama dell’arte del tempo.

Donatello: the Renaissance, room 1
La prima sala della mostra con il David di marmo di Donatello, il crocifisso ligneo, sempre di Donatello, proveniente da Santa Croce (a sinistra), e il crocifisso di Brunelleschi proveniente da San Maria Novella (a destra), © photo Ela Białkowska OKNO studio.

La mostra interesserà sicuramente sia i visitatori non esperti dell’arte di Donatello, sia gli esperti della materia che hanno la possibilità di ammirare molti capolavori donatelliani. Lo sviluppo narrativo con cui la mostra inquadra l’opera di Donatello permette di comprendere la biografia e le idee fondanti la sua arte; i molti e importanti prestiti che hanno raggiunto Firenze da Berlino, Parigi e Londra, accostati alle opere fiorentine e toscane di Donatello, soddisferanno il pubblico più esperto. In questo modo la mostra offre un viaggio ampio e trasversale nella produzione dell’artista. La mostra è sicuramente imperdibile per gli amanti del Rinascimento!

Donatello e i suoi primi anni

La mostra inizia con una sala dedicata ai primi lavori dell’artista e alla sua amicizia con Filippo Brunelleschi. Al centro della sala possiamo ammirare la figura di marmo di David creata dal giovane Donatello per la Cattedrale di Firenze. Il curatore ha voluto accostare quest’opera al dittico costituito dai crocifissi di Donatello (proveniente da Santa Croce) e di Filippo Brunelleschi (oggi conservato a Santa Maria Novella).

Le due opere erano state accostate già da Vasari che, nelle sue Vite, raccontò un aneddoto sulla sfida artistica tra i due amici. Secondo Vasari, Brunelleschi criticò aspramente la figura lignea dell’amico in quanto egli la riteneva l’immagine di un volgare contadino. Il crocifisso di Brunelleschi per Santa Maria Novella fu, per Vasari, la risposta artistica alla scultura dell’amico. In effetti le due opere sono diversissime e mostrano due differenti approcci all’arte. Il crocifisso di Donatello prova quanto fosse profondo l’interesse del suo scultore per la concezione classica dell’arte come imitazione della natura (imitatio naturae): il suo Cristo è un uomo comune e il suo corpo muscoloso lo potrebbe rendere immagine perfetta di un contadino del Chianti.

Brunelleschi, Crocifisso, Santa maria Novella.
Brunelleschi, Crocifisso, dettaglio, legno, ca. 1410, Santa Maria Novella, Firenze.

La mente matematica e analitica di Brunelleschi spinse l’artista a ricercare, invece, la perfezione geometrica e l’idealizzazione delle forme. Se si osserva il crocifisso, si notano chiaramente le proporzioni: lo spazio tra le braccia di Cristo è lo stesso della lunghezza del suo corpo dalle spalle ai piedi; visto che la figura è molto sottile e snella, ciò che è rappresentato non è un essere umano, ma la visione idealizzata della divinità, il cui corpo terreno non può essere simile a quello dei corpi degli esseri umani. I due crocifissi rappresentano quindi due opposti approcci all’arte messi in opera da due artisti che per, nonostante le divergenze, divennero stretti collaboratori.

Attorno al 1419 l’alleanza artistica tra Brunelleschi, Donatello e Masaccio portò all’invenzione della prospettiva nell’arte. Fu Donatello che iniziò a sperimentare questa nuova tecnica geometrica della rappresentazione spaziale nei suoi bassorilievi. Ciò emerge chiaramente nella predella scolpita per il tabernacolo di San Giorgio, in mostra al Museo del Bargello, e nel bassorilievo con la Festa di Erode creato per il fonte battesimale del Battistero di Siena. Quest’ultima opera, recentemente restaurata dall’Opificio delle Pietre Dure, è visibile alla mostra.

Donatello, Feast of Herod
Donatello, Festa di Erode, 1423-1427, bronzo, Battistero, Siena.

Donatello: lo stiacciato e la prospettiva

Fin dall’inizio della sua carriera Donatello si dimostrò essere uno scultore estremamente creativo, pronto a sperimentare nuove tecniche e tecnologie. Egli, infatti, provò e esaminò le soluzioni più varie nelle sue opere: uno degli aspetti più interessanti della mostra è la possibilità di confrontare le creazioni in marmo, bronzo e terracotta di Donatello, e quindi di toccare con mano l’eccezionale creatività e flessibilità dell’artista.

Nel corso delle sue ricerche tecniche, interessate al problema della rappresentazione spaziale nella scultura, Donatello sviluppò un particolare approccio, volto alla resa della spazialità e della tridimensionalità nelle sue opere. Egli iniziò a modellare il marmo e il bronzo schiacciando il rilievo per aumentare la volumetria nella percezione da un preciso punto di vista. Possiamo osservare questi esperimenti sulla profondità del rilievo, il cosiddetto stiacciato (ossia rilievo schiacciato), in molte delle sue opere in mostra a Palazzo Strozzi, come nella Madonna Pazzi incorniciata in una cornice illusionistica in prospettiva, nella Festa di Erode per il Battistero di Siena e nell’Imago Pietatis, un importante prestito dal Victoria and Albert Museum di Londra.

Donatello, Imago Pietatis
Donatello, Imago Pietatis, marmo, ca. 1435, Victoria and Albert Museum, Londra.



Putti, angeli e bambini nell’arte del Rinascimento

Una delle parti che più ho apprezzato alla mostra è dedicata ai putti e spiritelli. Queste sculture di piccoli bambini nudi e alati sono segno di una nuova sensibilità nell’arte del Quattrocento: la fortuna del soggetto dei putti nell’arte non è solo legata alla sempre crescente influenza dell’arte classica, della mitologia e religione pagana nella scultura dell’epoca, ma denuncia anche un interesse sempre più evidente verso l’infanzia e la rappresentazione di bambini.

L’arte medievale, infatti, escludeva quasi completamente questo tema, anche per il fatto che il pensiero teologico medievale concepiva il bambin Gesù come un adulto “rimpicciolito”: visto che Gesù è una divinità, era impossibile pensarlo come un bambino inconsapevole. Cristo doveva essere concepito come un infante che conosce le Scritture, comprende il complesso pensiero teologico, che ha un corpo non di un bambino ma di un piccolo adulto.

Gli artisti rinascimentali, guidati dall’ideale della verosimiglianza e dall’idea classica dell’arte che imita la natura, iniziarono a osservare i bambini piccoli e a rappresentare in modo più convincente i loro piccoli corpi, i loro goffi gesti, i lor curiosi sorrisi, le loro braccia e gambe soffici e carnose.

Donatello, spiritello
Donatello, Spiritello, creato per la cantoria di Luca della Robbia for la Cattedrale fiorentina, bronzo, ca. 1436-1438, Musée Jacquemart-André, Parigi.

I putti di Donatello sono pieni di tenerezza e gioia. Alla mostra si possono ammirare i due spiritelli che decoravano la cantoria di Luca della Robbia per la Cattedrale fiorentina e un rilievo del pulpito del Duomo di Prato con la danza di piccoli angioletti.

Il più famoso spiritello dell’artista è quello commissionato dalla famiglia Bartolini: indossa solo un paio di pantaloni tenuti su da una cintura, ha i suoi genitali ben visibili, danza mentre calpesta un serpente. La strana iconografia della scultura ha messo in difficoltà gli esperti che hanno cercato di capire il significato di questo lavoro. Qualcuno ha avanzato l’ipotesi che il putto rappresenti il dio frigio Attis, portato alla follia da Cibele, la sua gelosa moglie. Che sia Attis o no, il piccolo bimbo è comunque pieno di vita e gioia. Il simbolo delle teste di papavero che decorano la cintura dello spiritello si riferisce alla famiglia committente dei Bartolini.

Donatello, Attis, Bargello
Donatello, Amore-Attis, bronzo, ca. 1435-1440, Museo Nazionale del Bargello, Firenze.
 

Donatello a Padova

Le ultime stanze della mostra sono dedicate alla produzione di Donatello a Padova, dove lo scultore operò tra il 1444  e il 1454 circa. Le opere esposte alla mostra rendono chiaro l’impatto dell’arte di Donatello sulla scuola del nord Italia. Si può notare l’importanza delle composizioni di Donatello prendendo come esempio l’Imago Pietatis e la sua fortuna tra i pittori settentrionali come Giovanni Bellini o Marco Zoppo.

Giovanni Bellini, Imago Pietatis, ca. 1465.
Giovanni Bellini, Imago Pietatis, tempera su tavola, ca. 1465, Museo Correr, Venezia.

Io ho particolarmente apprezzato la possibilità di ammirare il bel crocifisso in bronzo creato per il tramezzo della basilica padovana di Sant’Antonio, il Miracolo della mula per l’altare di Sant’Antonio e la bella terracotta con la Flagellazione e la Crocifissione in prestito dal Victoria and Albert Museum.

Provate a confrontare il crocifisso bronzeo di Padova con l’opera lignea di Santa Croce. Il più maturo Donatello disegna la figura di Cristo, che entra in un quadrato quasi perfetto: la figura di Cristo è alta 176 cm e larga 170 cm; l’anatomia del corpo è rappresentata con una grande attenzione ai dettagli come le vene, i muscoli e i tendini; un vento invisibile muove il perizoma di Gesù.

Donatello, Crocifisso, Basilica di Sant'Antionio, Padova.
Donatello, Crocifisso, bronzo, ca. 1443-1449, Basilica di Sant’Antonio, Padova.

La possibilità di ammirare queste opere padovane meno note è uno dei motivi per cui vale la pena visitare la mostra.




La mostra

La mostra Donatello, il Rinascimento è certamente un’importantissima esposizione che permette di conoscere la produzione di uno degli inventori del Rinascimento.

Roman horse head
L’ultima sala mostra la testa di cavallo cosiddetta Testa Medici-Riccardi proveniente dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze (in primo piano) e la Testa Carafa di Donatello proveniente dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli (sullo sfondo).

La mostra potrebbe essere molto più in linea con le esigenze dei visitatori se le descrizioni delle opere e i testi non fossero stampate in nero su uno sfondo blu. Il blu Bardini è un tipico colore fiorentino con una lunga e interessante storia, ma perché è stato usato anche sulle descrizioni. I musei, troppo spesso, non pensano ai visitatori che hanno problemi di vista e difficoltà a leggere dei testi scritti con colori poco contrastanti con lo sfondo, o a muoversi attraverso sale scarsamente illuminate.

Le spiegazioni sono esplicative per i visitatori che si accostano all’arte di Donatello per la prima volta. Questo è uno dei principali aspetti positivi delle mostre di Palazzo Strozzi. Tuttavia le mostre di Palazzo Strozzi illustrano i percorsi espositivi con una spiegazione e un racconto che corrisponde per gran parte a quello che gli studenti italiani imparano nei licei. Per questo penso che sarebbe stato più interessante includere un’analisi più approfondita. Niente viene detto, per esempio, a proposito della particolare iconografia delle porte di Donatello per la Sacrestia Vecchia di San Lorenzo: non è assolutamente frequente vedere santi che combattono l’uno contro l’altro. Questa “anomalia” passa così in secondo piano o, addirittura, passa inosservata.   

Io ho anche dubbi sul concetto di una mostra monografica che mostra Donatello come un genio isolato. Le prime sale menzionano Brunelleschi e Masaccio, quelle successive trattano dell’impatto di Donatello su altri artisti: così il mondo artistico e culturale della Firenze del Quattrocento non emerge, e potrebbe sembrare che l’attività di Donatello sia un mondo separato dal contesto circostante.

L’ultimo dubbio che ho riguarda il concetto di “mostra diffusa” che Palazzo Strozzi attribuisce a questa esposizione. Una vera “mostra diffusa” significa che con un solo biglietto il visitatore può esplorare più siti o musei in una città o una regione. Questo è il modo in cui, per esempio, la mostra “Medioevo a Pistoia” è stata organizzata: con un biglietto che comprende tutto.

Donatello show at the Bargello
La mostra di Donatello al Bargello. La sala con la Madonna Dudley (a sinistra), la Madonna delle Scale di Michelangelo (al centro, sullo sfondo) e l’Anunciazione di Fra Bartolomeo. © photo Ela Białkowska OKNO studio.

La mostra di Palazzo Strozzi non è propriamente una mostra “diffusa”. L’esposizione principale ospitata nella sale del palazzo costa 16 €. Poi ci sono altre tre sale al Bargello, in cui è possibile ammirare il David bronzeo di Donatello e scoprire un percorso sulla fortuna della Madonna Dudley. Per vedere questa parte della mostra è necessario acquistare un altro biglietto che costa 12 €.

Inoltre, ci sono altre opere di Donatello presenti in modo permanente in chiese e musei toscani che non sono state integrate veramente nella mostra “diffusa”: non è sufficiente mettere  su un’opera di Donatello – presente, per esempio, nel Museo dell’Opera del Duomo di Firenze – un’etichetta che rimanda alla mostra di Palazzo Strozzi per renderla davvero un pezzo “incluso” nella mostra “diffusa”. Parlare di “mostra diffusa” senza creare un biglietto unico resta solo una strategia di marketing e non rispecchia il prodotto davvero offerto.

D’altra parte la strategia di marketing risulta un punto critico per Palazzo Strozzi. Dopo il discutibile reel postato recentemente dal museo su Instagram, creato in collaborazione con l’artista comica italiana Maryna, penso che Palazzo Strozzi abbia davvero bisogno di rivedere la sua strategia comunicativa e di promozione.

Detto questo, vi consiglio fortemente di visitare la mostra!

INFORMAZIONI PRATICHE:

Donatello. Il Rinascimento
Palazzo Strozzi, Firenze
Museo del Bargello, Firenze

19 marzo 2022- 31 luglio 2022

Orari d’apertura di Palazzo Strozzi:
Lunedì, Martedì, Mercoledì, Venerdì, Sabato, Domenica: 10 – 20
Giovedì fino alle 23.00
Biglietti: 16 €

Orari d’apertura al Bargello:

Lunedì, Mercoledì, Giovedì, Venerdì, Sabato, Domenica: 8:45 – 19
Giovedì: 10-18
Biglietti: 12 €


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