La Galleria degli Uffizi di Firenze ospita una straordinaria collezione d’arte, con capolavori di artisti come Botticelli, Raffaello, Leonardo da Vinci, Michelangelo, Tiziano e molti altri. Per chiunque visiti Firenze, gli Uffizi sono senza dubbio una tappa imperdibile, uno dei luoghi più importanti da vedere.
Tuttavia, molti visitatori non si rendono conto di quanto questo museo sia vasto.
Nel corso degli anni, ho ricevuto innumerevoli richieste da parte di viaggiatori che chiedevano consigli su come visitare gli Uffizi in appena un’ora. Anche se può sembrare una sosta veloce, cercare di vedere anche solo i capolavori più importanti in così poco tempo è praticamente impossibile. In realtà, per apprezzare davvero la galleria, servono almeno tre ore—e anche in quel caso, è improbabile riuscire a vedere tutto.
Come accade per molti dei grandi musei europei—come il Louvre a Parigi, il Rijksmuseum ad Amsterdam o il Kunsthistorisches Museum a Vienna—la Galleria degli Uffizi richiede un approccio attento. Non è possibile vedere tutto in una sola visita. Ed è qui che entra in gioco l’arte della selezione.
La vastità della collezione può risultare opprimente, soprattutto dopo le prime stanze. Quindi, perché concentrarsi solo su alcune opere durante la visita?
Per sfruttare al meglio la visita, è fondamentale pianificare in anticipo e decidere quali dipinti non si possono assolutamente perdere. Tra quelli da vedere ci sono sicuramente le opere di Raffaello, Michelangelo e Leonardo, che offrono uno sguardo unico sull’evoluzione dell’arte rinascimentale. Quando visitai gli Uffizi per la prima volta, ricordo che ogni stanza mi sembrava una pagina di un libro di storia dell’arte, piena di storie straordinarie e capolavori.
Negli ultimi anni, la Galleria degli Uffizi si è ampliata notevolmente. Diverse sale sono state restaurate e riaperte, facendo aumentare ulteriormente la grandiosità del museo. Di conseguenza, ci vuole molto tempo per esplorare ogni angolo dell’edificio. In effetti, anche solo orientarsi all’interno del museo richiede tempo, perché è davvero molto grande.
Prevedi almeno 20 minuti solo per passare dall’ingresso al secondo piano, dove inizia davvero la visita.
Galleria degli Uffizi: cosa vedere e come orientarsi?
La Galleria degli Uffizi occupa il secondo e una parte del primo piano dell’edificio degli Uffizi, cioè dell’antico complesso delle Magistrature del Granducato di Toscana, governato dalla dinastia dei Medici. Il complesso venne costruito a partire dal 1560 secondo il progetto di Giorgio Vasari, e per lunghi secoli ospitò gli uffici dello stato.
Nel 1769 gli Asburgo-Lorena, arrivati a Firenze da Vienna, decisero di raccogliere all’interno del complesso la vasta collezione d’arte ereditata dai Medici, trasformando gli Uffizi in uno dei primi musei pubblici al mondo. Da quel momento gli Uffizi sono uno dei più importanti musei al mondo, con una collezione imperdibile di capolavori del Rinascimento.
Uffizi: cosa vedere piano per piano e sala per sala?
La vostra visita inizierà dai corridoi del secondo piano. Le opere nelle sale saranno esposte in maniera cronologica:
- Pittura del Duecento
- La sala delle Maestà
- Il medioevo senese
- Il Trecento a Firenze
- Gentile da Fabriano
- Masaccio e Fra Angelico
- Filippo Lippi
- I Pollaiolo
- Sandro Botticelli
- Il Salone delle Mappe Geografiche
- Il Trittico Portinari
- Lo stanzino delle Matematiche
- La Tribuna
- Il Rinascimento fiammingo
- Piero della Francesca, Perugino, Filippino Lippi, Piero di Cosimo, Luca Signorelli
- Leonardo da Vinci
- Michelangelo e Raffaello
- La Sala della Niobe
- Andrea del Sarto
Al primo piano troverete:
- La collezione Contini Bonacossi
- La collezione degli autoritratti degli artisti
- Il Cinquecento Lombardo
- Parmigianino
- Il Cinquecento a Bologna
- Bronzino e i ritratti della famiglia Medici
- Tiziano e i ritratti dei Duchi d’Urbino
- La Venere di Urbino
- Tintoretto
- Paolo Veronese
- Il Verone
- Caravaggio e Artemisia Gentileschi
- I Caravaggeschi
- Rembrandt, Rubens, Van Dyck
Galleria degli Uffizi: cosa vedere?
La Galleria degli Uffizi ospita una straordinaria collezione d’arte, con capolavori dell’arte medievale, rinascimentale e barocca, che coprono secoli di genialità creativa. Sebbene l’intera galleria sia un autentico scrigno di meraviglie artistiche, ci sono alcune opere iconiche che spiccano davvero e che non dovrebbero essere assolutamente perse durante la visita.
Questi capolavori offrono una finestra sull’evoluzione dell’arte, mettendo in mostra le opere dei più grandi geni della storia dell’arte.
Che tu sia un appassionato d’arte o un visitatore occasionale, queste opere essenziali ti lasceranno un’impressione duratura e ti aiuteranno a comprendere più a fondo il ricco patrimonio della galleria.
Ecco i principali capolavori da non perdere alla Galleria degli Uffizi.
Cosa vedere agli Uffizi: la Maestà di Giotto
Uno dei primi capolavori che incontrerai agli Uffizi è un’opera straordinaria di Giotto: un dipinto monumentale che raffigura la Vergine Maria seduta sul trono, mentre tiene in grembo il Bambino Gesù — la cosiddetta Maestà.
Realizzata per la Chiesa di Ognissanti intorno al 1310, agli inizi del XIV secolo, quest’opera rappresenta uno degli esempi più significativi dell’approccio rivoluzionario di Giotto alla pittura.
All’epoca, Giotto stava introducendo innovazioni che avrebbero cambiato per sempre il corso dell’arte.
In questo dipinto, si può osservare il suo tentativo pionieristico di rappresentare la profondità. I santi che circondano la Vergine sono disposti in file su entrambi i lati del trono, con figure posizionate una dietro l’altra, creando così l’illusione di uno spazio tridimensionale.
Giotto fu uno dei primi artisti a rompere con la rappresentazione piatta e bidimensionale tipica dell’arte medievale, scegliendo invece di dare ai suoi soggetti un senso di volume e realismo.
Questa prima esplorazione della profondità segnò un passo fondamentale verso lo stile più naturalistico che avrebbe definito l’arte rinascimentale.
Cosa vedere agli Uffizi: Il Doppio Ritratto dei Duchi di Urbino
Uno dei capolavori più iconici custoditi alla Galleria degli Uffizi è il magnifico doppio ritratto dei Duchi di Urbino, Federico da Montefeltro e sua moglie Battista Sforza, dipinto da Piero della Francesca nel 1472. Questo celebre ritratto un tempo adornava la sala delle udienze del Palazzo Ducale di Urbino, lo stato governato da Federico.
Quest’opera è significativa non solo per la sua bellezza, ma anche per l’innovazione tecnica che rappresenta. Realizzata con la tecnica a olio—appena introdotta nell’arte toscana all’epoca—segna un momento cruciale nella storia della pittura rinascimentale.
Piero della Francesca, influenzato dallo stile dettagliato e realistico dei maestri fiamminghi come Hans Memling, ritrasse magistralmente le fattezze dei duchi. Il volto di Federico è rappresentato con straordinario realismo: sono visibili le imperfezioni della pelle, le rughe e il naso rotto, conseguenza di un incidente durante un torneo cavalleresco, in cui perse anche un occhio.
Nel ritratto, Piero scelse di raffigurare il lato sano del volto di Federico, nascondendo abilmente l’imperfezione fisica e offrendo così una rappresentazione autorevole. Il ritratto di profilo richiama chiaramente l’iconografia antica del potere, poiché nell’Impero Romano i profili degli imperatori venivano raffigurati sulle monete come simboli di autorità e supremazia.
Nel dipinto, Federico e Battista sono vestiti con abiti ricchi e sontuosi, con un contrasto marcato tra il blu scuro/nero e il rosso, su uno sfondo neutro che ne mette in risalto lo status. Alle loro spalle si può ammirare una splendida veduta a volo d’uccello del Ducato di Urbino, dipinta con una prospettiva alquanto inusuale per l’epoca.
Battista è adornata da gioielli raffinati, perle e un’acconciatura elaborata, che simboleggiano non solo il suo alto rango, ma anche la purezza e la virtù, richiamata anche dall’immagine dei pappagalli che l’accompagnano. Questo doppio ritratto è una perfetta combinazione di innovazione artistica, realismo e simbolismo—elementi che lo rendono un’opera imperdibile degli Uffizi.
Cosa vedere agli Uffizi: La Primavera di Sandro Botticelli
Uno dei capolavori più celebri custoditi alla Galleria degli Uffizi è la Primavera di Sandro Botticelli. Questo dipinto iconico fu commissionato da Lorenzo de’ Medici, detto il Magnifico, come dono di nozze per il cugino Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici. L’opera è non solo di una bellezza visiva straordinaria, ma anche ricca di simbolismi, sebbene il suo significato preciso rimanga ancora in parte misterioso.
L’interpretazione più diffusa della Primavera la vede come la rappresentazione di un giardino rigoglioso in piena fioritura, con Venere al centro, simbolo dell’arrivo della primavera. La scena è spesso letta come augurio di fertilità e prosperità, e risulta così perfetta come dono nuziale.
Le figure presenti, da sinistra a destra, includono Mercurio, il dio messaggero, che guida l’arrivo della primavera; le Tre Grazie, tradizionalmente compagne di Venere; Venere stessa, figura centrale, accompagnata dal figlio Cupido che vola sopra la sua testa; e sulla destra si vede la scena mitologica in cui Zefiro, dio del vento occidentale, si innamora della ninfa Clori.
Secondo il mito, Clori viene trasformata dagli dei in Flora, la dea della primavera, rappresentata nel dipinto come una donna elegante con un abito ornato di rose, simbolo evidente di fertilità e abbondanza. I fiori che la circondano e l’abito stesso rafforzano il tema della rinascita e della crescita.
Primavera rimane una delle opere più iconiche del Rinascimento italiano, fondendo mitologia, simbolismo e una bellezza senza pari in un’opera che continua a incantare gli spettatori.
Cosa vedere agli Uffizi: La Nascita di Venere
Un altro celebre capolavoro di Sandro Botticelli custodito agli Uffizi è La Nascita di Venere, un’iconica rappresentazione mitologica. Il dipinto raffigura Venere che arriva sulle rive dell’isola di Cipro, in piedi su una conchiglia. È circondata da figure simboliche, tra cui l’allegoria di Ora, pronta a coprire la nudità della dea con un ampio mantello. Intanto, i due venti—Zefiro e Aura—soffiano da sinistra, portando aria calda e fiori verso la dea per accoglierla mentre approda sulla terra.
La Nascita di Venere è significativa anche da un punto di vista tecnico, poiché rappresenta un esperimento per Botticelli: la composizione è realizzata su tela, un supporto ancora poco comune all’epoca, quando la maggior parte degli artisti dipingeva su tavole di legno.
Curiosamente, quest’opera faceva parte della collezione privata di Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici, lo stesso nobile che possedeva anche la Primavera.
Cosa vedere agli Uffizi: L’Annunciazione di Leonardo da Vinci
All’interno dell’eccezionale collezione della Galleria degli Uffizi si trovano due dipinti autografi di Leonardo da Vinci. Il primo è la sua giovanile Annunciazione, realizzata agli inizi della sua straordinaria carriera.
Sebbene presenti alcune imperfezioni, soprattutto nella prospettiva — in particolare sul lato destro, dove è seduta la Vergine Maria — quest’opera lascia già intravedere il genio artistico che avrebbe caratterizzato le opere successive di Leonardo.
Uno degli elementi più sorprendenti del dipinto è il paesaggio mozzafiato che si estende alle spalle delle figure. Si può ammirare una visione eterea e lontana di montagne avvolte da una morbida foschia bianca sull’orizzonte: un esempio del rivoluzionario uso della prospettiva aerea da parte di Leonardo, tecnica che egli cominciò a introdurre per aumentare il realismo nella rappresentazione della profondità e della distanza.
La figura dell’angelo, ovvero l’Arcangelo Gabriele, rivela anche l’interesse precoce di Leonardo per il volo. Le grandi ali dell’angelo — simili a quelle di un’aquila o di un altro uccello maestoso — riflettono le ricerche continue dell’artista sulla meccanica del volo, che lo affascinarono per tutta la vita.
L’Annunciazione è dunque un chiaro esempio degli esperimenti e della precoce maestria di Leonardo, nella fusione tra innovazione artistica, osservazione della natura e scienza. Tutto ciò la rende un’opera imperdibile per chi visita gli Uffizi.
Cosa vedere agli Uffizi: L’Adorazione dei Magi di Leonardo da Vinci
Oltre all’Annunciazione, i visitatori della Galleria degli Uffizi possono ammirare anche l’Adorazione dei Magi, un’opera incompiuta di Leonardo da Vinci. Il dipinto fu commissionato dai frati del monastero di San Donato a Scopeto, ma rimase incompleto a causa della partenza dell’artista da Firenze.
Nel 1482, infatti, Leonardo lasciò la città per assumere un incarico alla corte di Ludovico il Moro a Milano, interrompendo così il lavoro su quest’opera.
Nonostante il suo stato incompiuto, l’Adorazione dei Magi è una delle opere più affascinanti della collezione degli Uffizi. Offre uno sguardo raro sul processo creativo di Leonardo, permettendo di osservare i disegni preparatori e lo studio delle composizioni.
In varie aree del dipinto si vedono sperimentazioni, come ad esempio quattro diversi schizzi di teste di cavallo sul lato destro, alcune delle quali forse non destinate al lavoro finale.
Guardare quest’opera è come fare un salto indietro nel tempo per osservare Leonardo all’opera, è un’esperienza coinvolgente sia per gli amanti dell’arte sia per gli appassionati di storia.
Gli Uffizi non solo conservano questo capolavoro, ma offrono una finestra nella mente di uno dei più grandi artisti di tutti i tempi.
Cosa vedere agli Uffizi: Il Tondo Doni
Tra le opere straordinarie custodite nella Galleria degli Uffizi, una delle più impressionanti è il Tondo Doni di Michelangelo, un dipinto su tavola realizzato per la famiglia Doni.
Il Tondo fu commissionato per celebrare la nascita della loro prima figlia, avvenuta nel 1506. Al centro della scena è rappresentata la Sacra Famiglia in una composizione potente e dinamica: la Vergine Maria si gira per prendere in braccio il Bambino Gesù dalle mani di San Giuseppe, il tutto caratterizzato dalla tipica torsione delle figure di Michelangelo.
Ciò che rende questa opera particolarmente unica è l’uso audace del colore. Le tonalità vivaci e intense — rosa, arancioni e verdi — rivoluzionarono l’uso del colore nella pittura rinascimentale, ridefinendo il suo ruolo espressivo.
Sul fondo del Tondo Doni, si intravede la figura del giovane San Giovanni Battista. Dietro di lui, ci sono quattro uomini nudi seduti, la cui interpretazione resta misteriosa. Alcuni storici dell’arte ipotizzano che rappresentino le anime dei figli perduti della famiglia Doni. Prima della nascita della figlia, Magdalena Doni aveva infatti subito quattro aborti spontanei, e queste figure potrebbero simboleggiare quei bambini mai nati.
Il Tondo Doni ha quindi un valore sia artistico che emotivo, celebrando un momento di gioia familiare e al contempo riflettendo un vissuto personale profondo.
Cosa vedere agli Uffizi: La Madonna del Cardellino
Una delle opere più celebri di Raffaello, la Madonna del Cardellino, risale ai primi anni della sua carriera, attorno al 1506. In quel periodo, Raffaello si trovava a Firenze, profondamente influenzato dallo stile di Michelangelo e Leonardo da Vinci. Il dipinto fa parte della serie delle cosiddette “Madonne dolci”, celebri per la delicatezza e la tenerezza con cui è ritratta la Vergine.
Nel quadro, Maria è seduta su una roccia in un paesaggio tranquillo e idilliaco. Mentre legge, il suo sguardo si rivolge ai due bambini accanto a lei — Gesù Bambino e San Giovanni Battista — che giocano con un cardellino.
Il cardellino, nella simbologia medievale, rappresenta la Passione di Cristo. Secondo la leggenda, questo uccellino volò sulla croce e si macchiò la testa con una goccia del sangue di Gesù, divenendo così il simbolo del suo sacrificio.
La storia di questo dipinto è tanto affascinante quanto la sua iconografia. Nel XVI secolo, il palazzo in cui era custodito crollò a causa di una frana, e la tavola si spezzò in numerosi frammenti.
L’opera fu incollata e ridipinta più volte nel corso dei secoli, ma solo nel 2009 fu possibile effettuare un restauro moderno e accurato, che rimosse le aggiunte successive e riportò alla luce la bellezza originale del dipinto.
Grazie a questo restauro, oggi è possibile ammirare la Madonna del Cardellino in tutto il suo splendore, una tappa fondamentale per ogni visita agli Uffizi.
Cosa vedere agli Uffizi: Ritratto di Eleonora di Toledo
Uno dei capolavori imperdibili alla Galleria degli Uffizi è lo straordinario ritratto di Eleonora di Toledo, dipinto nel 1545 dal celebre ritrattista di corte dei Medici, Agnolo di Cosimo, detto Bronzino. Questo dipinto è celebre per l’incredibile attenzione ai dettagli, in particolare nella raffigurazione dell’abito di Eleonora.
Tuttavia, c’è un aspetto curioso nella storia di questo ritratto: l’abito che Eleonora indossa non è mai realmente esistito. Bronzino ricevette soltanto un piccolo campione di tessuto prodotto dalle manifatture ducali fiorentine, un pregiato panno di lana. Da quel frammento, l’artista dovette inventare l’intero vestito, creando una visione di lusso che non si materializzò mai nella realtà.
Il vestito dipinto serviva non solo a mostrare l’eleganza della duchessa, ma anche come strumento promozionale dell’industria tessile fiorentina. Copie del dipinto vennero inviate alle corti più influenti d’Europa, nella speranza che gli aristocratici si ispirassero allo stile dei Medici e acquistassero tessuti prodotti a Firenze.
Eleonora di Toledo fu una figura potente e influente nella Firenze rinascimentale. Madre di nove figli avuti da Cosimo I de’ Medici, assicurò la successione dinastica. La sua intelligenza e ricchezza le permisero di giocare un ruolo importante nel governo della città. Fu lei, tra le altre cose, a occuparsi dell’acquisto di Palazzo Pitti e della realizzazione dei Giardini di Boboli. Gestiva inoltre le vaste tenute familiari, consolidando la potenza economica dei Medici.
Nel ritratto di Bronzino, Eleonora è glorificata non solo come figura politica, ma anche come madre, raffigurata con il suo secondogenito Giovanni de’ Medici, destinato alla carriera ecclesiastica.
Questo dipinto rappresenta la forza personale e l’influenza politica di Eleonora.
Cosa vedere agli Uffizi: La Venere di Urbino
Un altro capolavoro iconico della Galleria degli Uffizi è la Venere di Urbino di Tiziano, un dipinto sensuale e simbolico realizzato nel 1538 dal celebre pittore veneziano per Guidobaldo della Rovere, erede del Ducato di Urbino.
Il dipinto mostra una donna nuda, distesa su un letto in un ambiente domestico raffinato. Sullo sfondo, due domestiche preparano le vesti, suggerendo un’atmosfera di intimità e lusso quotidiano.
Si ritiene che l’opera sia stata commissionata per celebrare il matrimonio di Guidobaldo con la giovane Giulia Varano. Oltre alla bellezza esteriore, la Venere di Urbino è interpretata come un’allegoria dell’amore coniugale e della virtù domestica. Probabilmente serviva come immagine istruttiva per Giulia, rappresentando il ruolo della moglie e futura madre nella potente famiglia Della Rovere.
Tiziano intreccia significati simbolici attraverso i colori e gli elementi: il tendaggio verde simboleggia la speranza, le lenzuola bianche la fede, e il materasso rosso la carità—tre virtù tradizionalmente associate alla figura femminile.
Il cagnolino ai piedi della Venere è simbolo di fedeltà coniugale. La nudità, lungi dall’essere puramente erotica, allude ai doveri sessuali e riproduttivi della donna nobile.
La Venere di Urbino rimane una delle opere più discusse e studiate degli Uffizi, esempio di come il Rinascimento sapesse fondere sensualità, profondità simbolica e intellettuale.
Cosa vedere agli Uffizi: Lo Scudo con la Testa di Medusa
Tra le opere più sorprendenti degli Uffizi c’è una creazione che sfida la tradizionale idea di “dipinto”: lo Scudo con la testa di Medusa, realizzato da Caravaggio intorno al 1597.
Questo dipinto su scudo fu commissionato dal cardinale Francesco Maria del Monte, uno dei primi e più influenti mecenati di Caravaggio, come dono per Ferdinando I de’ Medici, Granduca di Toscana.
Secondo il mito, Perseo offrì la testa di Medusa ad Atena, che la fissò sul proprio scudo per renderlo un’arma temibile. Caravaggio raffigura Medusa nel momento esatto della decapitazione: occhi sbarrati, bocca spalancata in un urlo silenzioso, serpenti vivi che si agitano tra i capelli.
L’opera colpisce per il suo realismo teatrale e per il formato insolito: un vero scudo convesso, come se fosse destinato davvero alla battaglia. I Medici conservarono l’opera non tra i dipinti, ma nell’armeria, accanto a spade e armature, come arma simbolica e capolavoro artistico.
Oggi, lo Scudo con la Medusa è esposto come una delle espressioni più originali del genio di Caravaggio—un’opera che fonde arte, mito e politica in un’unica combinazione visiva.
Cosa vedere agli Uffizi: Il Bacco di Caravaggio
Tra i dipinti più controversi e affascinanti della Galleria degli Uffizi c’è il Bacco di Caravaggio, un’opera rimasta nascosta al pubblico per secoli. Probabilmente commissionata attorno al 1596 dal cardinale Francesco Maria del Monte, fu riscoperta solo nel 1913 nei depositi del museo. Si pensa che la famiglia Medici l’abbia censurata a causa della sua sensualità audace.
A differenza delle rappresentazioni classiche del dio del vino, il Bacco di Caravaggio è profondamente umano: un giovane (forse Mario Minniti, amico e modello dell’artista), con una toga disordinata, foglie d’uva tra i capelli e le guance arrossate. Ci guarda con uno sguardo invitante, porgendoci un bicchiere di vino. Le dita macchiate suggeriscono che ha già bevuto.
La figura è seducente e vulnerabile, più simile a un ragazzo reale che a un dio mitologico. Questo realismo potrebbe aver scandalizzato la corte medicea.
Caravaggio inserisce anche un autoritratto nascosto: si può vedere il riflesso del suo volto con un cappello nero nella caraffa del vino, in basso a sinistra—un dettaglio ironico e intimo dell’artista.
Oggi, Bacco è considerato una delle opere più apprezzate degli Uffizi. È una dichiarazione provocatoria su piacere, identità e confini tra mito e realtà. Da non perdere.
I 10 capolavori imperdibili da vedere agli Uffizi
Se hai tempo extra puoi ammirare questi 10 capolavori della collezione degli Uffizi.
- Annunciazione di Simone Martini: mette in mostra dettagli intricati, specialmente nei tessuti che circondano le figure. Il tessuto quasi a motivo scozzese che ricopre l’Arcangelo Gabriele è particolarmente sorprendente. Questo capolavoro è una perfetta rappresentazione dello stile Gotico Internazionale, che acquisì grande rilevanza nel XIV secolo.
- Adorazione dei Magi di Gentile da Fabriano: Questo dipinto fu commissionato da Palla Strozzi, uno degli uomini più ricchi di Firenze nei primi anni del XV secolo, ed è una riflessione della sua ambizione di potere. Creato per la cappella privata di Palla nella chiesa di Santa Trinita, il dipinto presenta lo stesso Palla, quasi posizionato come uno dei Magi, in piedi direttamente dietro il più giovane dei Re Magi, mentre adora il neonato Gesù. L’opera trasuda opulenza, con un uso abbondante di oro e pietre preziose—anche se molte di queste gemme sono purtroppo scomparse nel tempo. Il tentativo di Palla di sfidare l’influenza della famiglia Medici a Firenze portò infine al suo esilio, mentre i Medici presero il controllo della città nel 1434.
- Il Trittico Portinari: Commissionato da Tommaso Portinari a Hugo van der Goes nel 1477. Il dipinto arrivò a Firenze e venne posto sull’altare maggiore della chiesa di Sant’Egidio. Il trittico rappresentava il segno del successo personale e professionale di Portinari che a Bruges guidò la sede della banca medicea. Insolito per la forma e il suo stile dettagliato e realistico, il dipinto stupì il pubblico fiorentino. La parte centrale raffigura l’adorazione del bambino, con gli angeli e i pastori. I pannelli laterali rappresentano la famiglia di Tommaso con i loro santi patroni. Quando è chiuso, il trittico raffigura la scena dell’Annunciazione.
- La Tribuna: una stanza commissionata a Bernardo Buontalenti dal Duca Francesco I de’ Medici, in cui venne raccolta la collezione delle curiosità, i naturalia, come le conchiglie, le perle, i fossili e gli artificialia, come le statuine di bronzo, i reperti romani e le preziose statue antiche. Al centro della sala si trova la Venere Medici, una statua greca, del I secolo avanti Cristo, raffigurante la dea Venere.
- Piero di Cosimo, Liberazione di Andromeda – Il singolare dipinto di Piero da Cosimo illustra una delle storie mitologiche descritte nelle Metamorfosi di Ovidio. Per raccontare la storia il pittore si servì della cosiddetta narrazione continua, dipingendo il principale protagonista più volte sulla tavola, raffigurando così diverse fasi della racconto. Sul dipinto Perseo libera Andromeda e uccide il terribile mostro marino che la teneva prigioniera. La pala stupisce con i suoi dettagli esotici e l’atmosfera fiabesca.
- Ritratti di Angelo e Maddalena Doni di Raffaello: La rappresentazione di Maddalena è notevolmente influenzata dalla Monna Lisa di Leonardo, poiché tra il 1505 e il 1506—periodo in cui fu realizzato questo ritratto—il giovane Raffaello studiava attentamente le opere sia di Leonardo sia di Michelangelo a Firenze. La coppia è raffigurata con abiti lussuosi, e Maddalena indossa un pendente straordinario—un regalo di nozze da parte di Angelo. Il pendente, incastonato con pietre preziose—rubini, zaffiri ed smeraldi—simboleggia la vitalità, ricchezza e purezza della donna.
- Andrea del Sarto, La Madonna delle Arpie – La palla venne commissionata nel 1515 dalle monache del convento francescano di San Francesco de’ Macci. Sul dipinto Andrea del Sarto raffigurò la Madonna con il Bambino, San Francesco e San Giovanni Evangelista. Grazie al restauro sono diventante di nuovo visibili le nuvole di fumo che circondano la Madonna. E’ possibile, perciò, che il dipinto si riferisca ad un passo dell’Apocalisse di San Giovanni. Il racconto parla, infatti, della Vergine come la guardiana del pozzo degli abissi. Sul pozzo sarebbero appoggiate le locuste, portatrici di distruzione.
- Madonna dal Collo Lungo di Parmigianino: il dipinto rappresenta un perfetto esempio del Manierismo, la fase finale del Rinascimento. Commissionato nel 1534 da Elena Baiardi Tagliaferri per la Cappella Tagliaferri nella chiesa di Santa Maria dei Servi, il dipinto fu lasciato incompiuto dopo il trasferimento di Parmigianino a Casalmaggiore e la sua morte nel 1540. Nonostante la sua natura incompiuta, l’opera mette splendidamente in evidenza le proporzioni esagerate caratteristiche dell’arte manierista, come il collo insolitamente lungo della Madonna e i suoi fianchi altrettanto innaturalmente allungati. La raffigurazione del Bambino Gesù, che ricorda un Cristo morto, richiama la Pietà di Michelangelo nella Basilica di San Pietro, segnando un superamento dello stile più naturalistico delle opere rinascimentali precedenti.
- Giuditta che decapita Oloferne di Artemisia Gentileschi: Quest’opera del 1620 raffigura Giuditta nell’atto di decapitare il generale assiro Oloferne, catturando l’istante con intenso realismo. Artemisia, una delle più importanti pittrici del Barocco, rappresentava spesso donne forti e determinate nelle sue opere, e Giuditta non fa eccezione. È mostrata come una figura sicura e risoluta, che porta a termine la sua missione senza esitazione. A causa delle immagini violente, il dipinto fu inizialmente relegato in un angolo nascosto della Galleria degli Uffizi e solo recentemente è stato nuovamente esposto. È un’opera imperdibile per chiunque sia interessato alla forza emotiva cruda dell’arte barocca.
- Rembrandt van Rijn, Ritratto di vecchio detto il Rabbino – Il dipinto data al 1665 appartiene all’ultima fase della vita di Rembrandt. Gli ultimi anni dell’attività dell’artista sono caratterizzati dall’uso di uno spesso strato di pittura, stile grossolano ed espressivo. Il personaggio raffigurato viene identificato con il rabbino Haham Saul Levy Morteira,
Cosa vedere agli Uffizi? Informazioni utili
- Orari di apertura:
- Da martedì a domenica: 8:15 – 18:30
- Chiuso il lunedì, 1 gennaio e 25 dicembre
- Prima domenica del mese: ingresso gratuito (non prenotabile)
- Biglietteria chiude alle 17:30
- Biglietti:
- Ingresso singolo:
- Adulti: 25 € (+4 € prenotazione)
- Orari scontati (8:15, 8:30, 8:45): 19 € (+4 €)
- Giovani EU (18–25 anni): 2 € (+4 €)
- Minori di 18 anni: gratis (+4 €)
- Uffizi + Corridoio Vasariano:
- Adulti: 47 €
- Giovani EU (18–25): 6 €
- Minori di 18 anni: 4 €
- PassePartout 5 Giorni (Uffizi + Palazzo Pitti (cosa vedere) + Giardini di Boboli):
- Adulto: 40 €
- Con Corridoio Vasariano: 58 €
- Minori di 18 anni: 4 €
- Ingresso singolo:
- Durata consigliata della visita: 2–3 ore
- Biglietti ufficiali online
- Mappa del museo
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