Firenze e la musica

La nascita dell’opera nella città dei Medici

Chi mi segue sa che una delle mie passioni è la musica classica. Sono davvero fortunata, perché Firenze non solo ospita innumerevoli musei, ma è anche una città molto ricca dal punto di vista musicale. Il legame tra Firenze e la musica è molto antico, ma uno dei più importanti contributi della città alla cultura europea è il suo legame con il melodramma. Lo sapevate che l’opera è nata proprio qui, sulle sponde dell’Arno agli inizi del Seicento?

Italia patria della musica

L’Italia è sempre stata la patria della musica. Fu un monaco italiano, Guido D’Arezzo (992-1050), ad aprire la strada alla moderna maniera di raffigurare le note. In Italia le corti e le Accademie rinascimentali hanno arricchito la pratica musicale. Qui i grandi musicisti hanno studiato, composto, viaggiato e respirato la musica su e giù per la penisola. Qui i liutai più celebri hanno operato. Qui nella tradizione popolare la musica si è sempre praticata, a tutti i livelli.

Ma senza dubbio l’opera rimane fino ai giorni d’oggi il genere musicale più legato alla storia, alla cultura, allo spirito dell’Italia. E in questa storia Firenze ricopre un ruolo da protagonista.

Cos’è l’opera

Che cos’è l’opera? “Un teatro tutto cantato[1]. L’opera è innanzitutto teatro: uno spettacolo, con regia, scene e costumi, in cui chi agisce in scena canta; nella buca suona l’orchestra, diretta dal direttore d’orchestra che regge tutti i fili dello spettacolo.

Pur essendo teatro a tutti gli effetti, al centro dell’opera c’è la musica, e al centro dell’opera italiana c’è in particolare il canto, la voce. Ancora oggi chi è appassionato d’opera mette al centro i cantanti, le loro voci e interpretazioni.

Firenze e l’opera: le origini

L’elemento del canto è anche ciò che segna la nascita di questo genere nuovo. I primi spettacoli teatrali interamente cantati nacquero proprio a Firenze nell’ultimo decennio del ‘500.

All’epoca l’ambiente culturale fiorentino era ricco di Accademie, con intellettuali e studiosi che si interessavano a ogni forma del sapere, da quello letterario e filosofico, a quello artistico e scientifico.

La nascita dell’opera è connessa all’attività della Camerata dei Bardi, una sorta di accademia, che si riuniva nella residenza del conte Giovanni de’ Bardi. Questo palazzo esiste ancora oggi: è il Palazzo Bardi in via de’ Benci, 5, a pochi passi da Piazza santa Croce.

palazzo Bardi
Il Palazzo dei Bardi dove si riuniva la Camerata dei Bardi.

La Camerata dei Bardi

Durante gli incontri della Camerata si discuteva di diversi argomenti. Gli incontri della Camerata riunivano personaggi con diversi interessi e di varie professioni. Vi partecipavano il cantante e compositore Giulio Caccini, i poeti Ottavio Rinuccini e Giovan Battista Strozzi e il padre di Galileo Galilei, ossia Vincenzo Galilei, importante liutista e compositore. Come tutti i cenacoli umanistico-rinascimentali si dibatteva anche delle lettere, delle arti e della riscoperta della classicità.

In campo teatrale si ragionava sulle forme di teatro in voga nel’ 500 e sulle diverse forme di spettacolo. In ambito musicale si andava qui affermando una nuova idea, che, in linea con la riscoperta della razionalità e purezza dell’arte greca, esaltava la semplicità del canto di una voce solista: si poneva dunque l’attenzione sul canto ad una voce, che, così come avveniva nella musica dell’antica Grecia, si credeva avesse la forza di suscitare gli affetti, cioè le passioni dell’animo.

Pensate al mito greco di Orfeo: il cantore, solo con la potenza del suo canto, riesce a smuovere addirittura le divinità degli Inferi.

Ecco che così nelle corti rinascimentali veniva sempre più apprezzato il canto di un interprete che, accompagnato da uno strumento solista, esaltava la forza di un testo poetico.

In più, dalla riscoperta dell’arte musicale e teatrale dell’antica Grecia gli intellettuali rinascimentali recuperarono anche l’idea di poesia unita strettamente alla musica: si impose così l’idea che la tragedia greca fosse interamente cantata. Di tutto questo si dibatteva nella Camerata.


Verso la nascita dell’opera

La Camerata, però, non creò la prima opera: ha sviluppato le idee necessarie alla sua invenzione, ossia la centralità del canto del solista, l’interesse per il teatro e la spettacolarità.

L’interesse verso la dimensione della spettacolarità, dell’arte scenica e scenografica è, in un certo senso, un altro fattore collegato alla peculiarità dell’ambiente fiorentino. Il secondo ‘500 è il periodo di sviluppo dell’arte del Manierismo che imponeva il gusto per il bizzarro e per la volontà di stupire, anche attraverso la spettacolarità, l’artificiosità o la stranezza. L’arte mirava a sorprendere lo spettatore esibendo la maestria e la fantasia dell’autore; con l’arte non si voleva imitare la natura, ma la si voleva reinventare: per i Manieristi l’illusione e l’ingegno dell’uomo creano un mondo più reale di quello vero.

Per capire ciò basta prendere a esempio alcune opere dell’epoca prodotte nell’area fiorentina: il Gigante Appennino di Giambologna o le grotte del Giardino di Boboli a Firenze. Non siamo ancora giunti all’affermazione delle idee del Barocco – per il quale illusione e finzione e realtà si confondono – ma in quest’epoca, anche a Firenze e alla corte medicea, ci si stava avvicinando all’idea di un teatro che doveva mirare a creare meraviglia e stupore.

Firenze, la musica e la famiglia Medici

Perché queste idee potessero concretizzarsi in una realizzazione scenica mancava un elemento chiave – un finanziatore interessato alla promozione di questo nuovo spettacolo, abbastanza ricco da poter sostenere i costi di una macchina spettacolare così complessa. La corte dei Medici rappresentò questo anello di congiunzione.

Fu Ferdinando de’ Medici che vide nello spettacolo uno strumento potente per la promozione dell’immagine pubblica della dinastia. In occasione del suo matrimonio con Cristina di Lorena venne messa in scena nel teatro degli Uffizi la commedia La Pellegrina di Girolamo Bargagli interrotta da delle pause musicali, i cossiddetti Intermedi. Correva l’anno 1589. Questo spettacolo può essere considerato il precursore dell’opera. Gli intermedi, infatti, univano la musica strumentale con il canto, la danza, l’arte scenografica e scenotecnica, la pittura e la scultura. Tuttavia non possiamo ancora parlare di “opera”.

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Bernardo Buontalenti, Costume di scena per gli intermedi della commedia La Pellegrina, 1589.

Il regno di Ferdinando I de’ Medici segnò anche la fine della fortuna della Camerata dei Bardi. Il nuovo duca non intratteneva buoni rapporti con la famiglia dei Bardi. La corte medicea accolse allora il nobile Emilio de’ Cavalieri che, tra le altre composizioni, nel 1591 creò degli spettacoli interamente musicati sulla tradizione delle favole pastorali: Il satiro, La disperazione di Fileno, Il giuoco della cieca. Si tratta, dunque, delle prime vere e proprie “opere”, messe in scena per una ristretta cerchia di aristocratici.

firenze e l'opera scena di Buontalenti
Bernardo Buontalenti, La scena per il primo intermedio: Armonia delle sfere
della commedia La Pellegrina

La Dafne di Rinuccini e Peri e il Palazzo Corsi

Il nuovo granduca promosse, successivamente, l’operato di un ricco nobile, Jacopo Corsi, che, da musicista, mecenate e intellettuale, si circondava di artisti, poeti e musicisti del calibro di Vincenzo Galilei, Claudio Monteverdi, Ottavio Rinuccini, Jacopo Peri, Torquato Tasso e Giovan Battista Marino. Le idee della Camerata dei Bardi arrivarono così a concretizzarsi in uno spettacolo vero e proprio: la Dafne con il testo di Rinuccini e la musica di Peri e Corsi. La Dafne è una pastorale drammatica, messa in scena per un piccolo cerchio di aristocratici nel palazzo di Jacopo Corsi nel 1598, ma di cui non ci è giunta la musica.

Palazzo Corsi esiste ancora oggi: si trova in via de’ Tornabuoni, e una lapide ricorda e racconta a tutti ciò che accadde di così significativo in questo luogo.

Palazzo Corsi Firenze
Palazzo Corsi in via Tornabuoni con la targa che ricorda la prima esecuzione della Dafne di Rinuccini, Peri e Corsi.

Cavalieri a Roma

Emilio de’ Cavalieri, frattanto, messo ai margini della vita artistica alla corte medicea, si era trasferito a Roma dove, nel 1600 mise in scena la Rappresentazione di Anima e di Corpo. Questa non è una vera e propria opera, in quanto l’argomento è sacro e l’azione drammatica è quasi assente; si tratta, però, del primo dramma interamente cantato di cui musica e testo sono pervenuti fino a noi.

Firenze e la musica: l’Euridice

Successivamente i Medici rivestirono ancora un ruolo centrale in questa storia. Interessati da sempre alla dimensione spettacolare in chiave celebrativa e di affermazione della loro supremazia, ricchezza e potere, i Medici finanziavano e facevano mettere in scena spettacoli  – come i già citati Intermezzi – che, con la loro magnificenza, grandiosità e spettacolarità, avvincevano lo spettatore. Due anni dopo La Dafne, quindi nel 1600, i Medici, per le nozze tra Maria de’ Medici e il re di Francia e Navarra Enrico IV, fecero produrre quella che è considerabile la prima opera: L’Euridice di Ottavio Rinuccini e Jacopo Peri. E’ la prima opera di cui ci siano giunte sia la musica sia il testo.

La prima opera?

Quale sia stata la prima opera è una questione tormentata. Della storia della nascita dell’opera sono infatti protagonisti accademie e gruppi intellettuali intrecciati tra loro: si tratta di artisti che operano nello stesso periodo e negli stessi luoghi  discutono degli stessi argomenti e idee. I compositori sopra menzionati, per questi motivi, rivendicarono per sé il primato e polemizzavano con i “pretendenti” al medesimo titolo.

In realtà, se volessimo approfondire il discorso, il merito di ciascuna di queste figure è quello di aver portato innovazioni e contribuiti differenti alla creazione artistica e allo sviluppo di questo nuovo genere, che ben presto verrà imitato e si diffonderà, con crescenti successo ed entusiasmo, in tutta Europa.


Verso un brillante futuro

Due saranno le vie attraverso le quali l’opera si sviluppò dopo gli inizi e fino alla sua affermazione. Da una parte questa forma di spettacolo divenne una forma di intrattenimento per re, principi e nobili, lo strumento di celebrazione del potere e di propaganda politica di potenti che offrivano le opere alla loro corte e ad un pubblico ristretto e selezionatissimo di ospiti. Ad esempio nel 1607, alla corte dei Gonzaga a Mantova, Monteverdi compose e mise in scena la sua La favola di Orfeo, promossa dal duca di Mantova stesso che l’anno precedente aveva assistito, a Firenze, all’Euridice.

La seconda strada, che porta fino a noi, vede l’opera come forma di spettacolo creata da compagnie musicali che, a partire dagli anni ‘30 del ‘600, utilizzarono gli spazi dei teatri che fino a quel momento venivano destinati al teatro non musicale: l’opera uscì, dunque, dalle corti e dai palazzi e si avviò a diventare uno spettacolo per un pubblico pagante.

Firenze e la musica: un legame durevole

Il legame tra Firenze e la musica divenne una realtà durevole. La centralità della città per la storia dell’opera non finisce certo con la nascita di questo nuovo tipo di spettacolo. Tante altre tappe della fortuna dell’opera vedono Firenze come protagonista. Nel 1632 Firenze ha dato i natali a Giovanni Battista Lulli (1632-1687), un musicista che si spostò alla corte del re Sole e per questo sovrano mise in scena le sue opere. Qui nacque anche Luigi Cherubini (1760-1842), un operista che operò in tutta Europa.

Firenze e la musica
Anton Domenico Gabbiani, Il Granprincipe Ferdinando e i suoi musici, 1685?, Galleria Palatina, deposito presso la Galleria dell’Accademia, Firenze.

Nel 1707 a Firenze Händel (1685-1759), durante il suo viaggio in Italia, propose la sua prima opera italiana, Rodrigo, al Teatro del Cocomero, oggi chiamato Teatro Niccolini. A Firenze il Teatro della Pergola vide la prima rappresentazione del Macbeth di Giuseppe Verdi, una delle composizioni più celebri del grande operista ottocentesco. Sempre a Firenze, in Santa Croce, è poi sepolto Gioachino Rossini.

Firenze e il Festival del Maggio Musicale Fiorentino

Ciò che nell’ultimo secolo, a Firenze, ha portato avanti la storia dell’opera italiana e la sua storia esecutiva è stato il Festival del Maggio Musicale Fiorentino, che in Europa, insieme al Festival di Salisburgo e a quello di Bayreuth dedicato a Wagner, è il Festival musicale e operistico più importante.

Fondato nel 1933, il Festival ha scritto parte della storia dell’interpretazione musicale, visto che vi hanno operato tanti celebri direttori d’orchestra, come Riccardo Muti o Zubin Mehta, come innumerevoli grandi cantanti e musicisti. Inoltre è sempre stato un Festival di respiro internazionale, attento all’innovazione sul piano teatrale e scenico: tantissimi sono i pittori o gli scultori che hanno messo al servizio dell’opera la loro arte, come Mario Sironi e Giacomo Manzù, o i registi che hanno fatto la storia del teatro come Giorgio Strehler e Luca Ronconi.

Il Festival del Maggio Musicale Fiorentino è un luogo che continua a fare la storia dell’opera, anche grazie alla sua attenzione alla musica contemporanea, commissionando anche lavori nuovi a compositori di oggi.

Non ci sono dubbi, quello tra Firenze e la musica è un legame indissolubile. Anche oggi la città continua a vivere e respirare l’opera.


[1] Gloria Staffieri, Un teatro tutto cantato. Introduzione all’opera italiana, Roma, Carocci, 2012.

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