Museo Archeologico Firenze: Cosa vedere? Ecco i 5 capolavori dalla collezione

Ci sono tra voi gli amanti dell’archeologia? Sicuramente chi viene a Firenze è interessato principalmente alle opere del Rinascimento, a Leonardo e Michelangelo, ma le collezioni d’arte di Firenze offrono molto di più! Lo sapevate che il Museo Archeologico Nazionale di Firenze – uno dei musei meno noti della città – ospita una delle collezioni di arte etrusca più importanti in Italia? Per chi è interessato all’archeologia, o ha la possibilità di visitare Firenze per un periodo più lungo, questo è senz’altro un luogo da scoprire!
Ma quali sono i capolavori più importanti conservati nel Museo Archeologico di Firenze? Scopriamolo assieme!

Museo Archeologico Nazionale di Firenze: Foto e storia

Il Museo Archeologico di Firenze venne inaugurato dal Re d’Italia Vittorio Emanuele II, nel 1870, con il nome di Museo Etrusco. Con il tempo alle collezioni del museo si aggiunsero vari oggetti antichi, sparsi tra le varie collezioni della città. Oggi, quindi, il museo ospita statue etrusche, greche e romane che nel passato facevano parte delle collezioni di “antichità” della famiglia Medici; in più, sono qui conservate importantissime e ricche collezioni di arte egizia che raggiunsero Firenze nel XIX secolo.

Il Museo si trova in Piazza della Santissima Annunziata, a breve distanza dal Duomo.

Fibula Corsini, Museo Archeologico di Firenze
Fibula Corsini, VII secolo a.C., Museo Archeologico Nazionale di Firenze. – La collezione del museo è molto ampia e include i tesori di arte greca, etrusca, romana e egizia. Nella foto vedete una bellissima spilla etrusca, decorata con la tecnica della granulazione. Le forme decorative che ricoprono la spilla sono composte da microscopiche sfere d’oro.

Firenze: museo archeologico e archeologia nell’Ottocento

La collezione del museo archeologico di Firenze è molto vasta. Alcuni dei tesori più rilevanti che appartenevano ai Medici furono scavati e trovati in epoca rinascimentale. Altri furono invece recuperati durante il XIX secolo, nell’epoca in cui l’interesse per l’archeologia si stava affermando sempre più e si gettarono le basi di un approccio scientifico a questa disciplina.

Nel corso del Settecento vennero scoperte le antiche città di Pompei ed Ercolano, sepolte per secoli dalle ceneri di Vesuvio. Questa scoperta fece scaturire l’interesse verso lo studio delle civiltà antiche che portò alla nascita del stile neoclassico nell’arte, moda e decorazione degli interni. E’ proprio in quel momento che iniziò a crescere il bisogno di un approccio più metodico agli scavi e all’indagine archeologica.

Verso la fine del secolo gli archeologi iniziarono a usare le conoscenze della stratigrafia geologica, per l’analisi dei dati ottenuti dagli scavi. Una delle prime pubblicazioni che tentano la datazione dei reperti trovati grazie all’analisi degli strati geologici, furono i report di John Frere pubblicati nel 1797. Nei suoi scritti l’archeologo britannico descrisse alcuni ritrovamenti a Hoxne, in Inghilterra, che vennero poi datati all’età della pietra.

Con il tempo la stratigrafia divenne la base del metodo analitico in archeologia, usato fino ad oggi per datare i reperti ritrovati e per ricostruire le vicende storiche relative ai siti analizzati.



Museo etrusco Firenze: I 5 capolavori dalla collezione

Nel Museo Archeologico di Firenze possiamo ammirare alcuni capolavori di arte greca, etrusca, romana ed egizia. Tra i tanti tesori nascosti tra le sale del museo vi segnalo questi:

1. Il Vaso François

Nel 1844 nell’area di Chiusi, nel sud della Toscana, Alessandro François, erudito e archeologo italiano, trovò un oggetto unico: un vaso greco risalente agli inizi del VI secolo a. C. Questo ritrovamento creò grande stupore e, grazie al fatto che l’oggetto fu scoperto in una proprietà del Granduca di Toscana, il vaso non venne immediatamente venduto a una collezione privata ma rimase di proprietà pubblica.

Cos’è il Vaso François?

E’ un cratere a volute con la decorazione a figure nere. Le sue dimensioni sono davvero impressionanti: è alto 66 cm. Il vaso François è unico da molti punti di vista. Prima di tutto è firmato dai suoi autori: sappiamo infatti che venne creato dal ceramista Ergotimos e decorato da Kleitias, un famoso pittore di vasi documentato ad Atene tra il 570 e il 560 a. C. Altri vasi decorati da Kleitias sono conservati nei più importanti musei del mondo, come il bel supporto in terracotta decorato con le teste di Gorgoni del Metropolitan Museum of Arts di New York.

Vaso Francois, Museo Archeologico di Firenze
Ergotimos e Kleitias, Il Vaso François, cratere a volute decorato a figure nere, 570 a.C., Museo Archeologico Nazionale di Firenze.

La decorazione del vaso François

Il vaso François è unico anche per il suo programma decorativo particolarmente ampio, composto da 270 figure distribuite in sei fregi. La scena principale al centro del cratere rappresenta la processione degli dei alle nozze di Peleo e Teti. Notiamo qui il centauro Chirone che apre il corteo. Peleo accoglie i suoi ospiti e Teti, in accordo alla rigida divisione di ruoli della società greca, aspetta gli ospiti dentro casa.

Peleo e Teti sono i genitori di Achille, l’eroe della guerra di Troia. Gli altri episodi rappresentati sul vaso mostrano, quindi, gli eventi di questa guerra, narrati nell’Iliade. Possiamo notare Achille che tende un agguato a Troilo e i giochi funebri in onore di Patroclo, l’amico di Achille ucciso nei combattimenti. Il numero di scene mitologiche rappresentate sul vaso è davvero impressionante!

La storia del vaso François

Anche la storia del vaso è complessa. Il cratere, prodotto ad Atene e utilizzato inizialmente in Grecia, a un certo punto si ruppe e in seguito venne riparato; poi venne inviato in Etruria, probabilmente come un ricco dono. Quando venne ritrovato, era spezzato in molte parti e così venne restaurato e posto in esposizione nel Museo Archeologico di Firenze.

Il 9 settembre 1900 un guardiano del museo colpì il cratere con uno sgabello di legno: servì un ulteriore restauro per ricomporre ancora una volta tutti i pezzi.

2. La Chimera di Arezzo

La civiltà etrusca continua a catturare la nostra curiosità. Gli Etruschi sono spesso considerati misteriosi, imperscrutabili se non oscuri. Il punto è che conosciamo veramente poco del loro mondo, soprattutto perché non abbiamo testi letterari o documenti che ci permetterebbero di conoscere meglio la loro cultura. La conoscenza della lingua etrusca rimane limitata a causa della sostanziale brevità di testi in etrusco arrivati fino a noi e a causa del fatto che si tratta di testi religiosi e giuridici che non contengono un’ampia varietà di termini. Ecco spiegato, quindi, il perché dell’importanza dei ritrovamenti nelle tombe etrusche.

Chi erano gli Etruschi?

Gli scavi hanno infatti permesso di ricostruire la storia della civiltà etrusca. Gli Etruschi erano uno dei popoli che dal IX secolo avanti Cristo dominarono l’Italia centrale. I loro territori si estendevano nell’odierna Toscana, Umbria e Lazio. Però, nel picco della loro crescita, durante il VI secolo avanti Cristo, si spinsero fino alla Campania, Emilia, Romagna e Veneto.

Gli Etruschi erano degli eccelsi navigatori e dominarono con il loro commercio tutto il bacino del Mediterraneo sviluppando le relazioni commerciali con la Grecia e con l’Antico Egitto.

Chimera di Arezzo, Museo Archeologico Firenze
Chimera di Arezzo, bronzo, fine del V o inizi del IV secolo a.C., Museo Archeologico Nazionale di Firenze.

Il ritrovamento della Chimera

Gli Etruschi svilupparono tante tecniche orafe e ai nostri tempi sono arrivati anche alcuni esempi della statuaria in bronzo. Uno di questi tesori è la Chimera di Arezzo ritrovata nel 1553 durante i lavori di costruzione di una nuova fortificazione medicea alla Porta San Lorentino ad Arezzo. Il supervisore del cantiere fu Giorgio Vasari che dirigeva i lavori per il Duca Cosimo I. Immaginatevi lo stupore e la meraviglia, quando nel corso dei lavori venne trovata questa fantastica scultura di bronzo, subito attribuita all’età etrusca.

Chi è Chimera?

La Chimera è un mostro della mitologia con la testa di leone, il corpo di capra, una seconda testa di capra che sporge dal dorso, e una coda di drago. Chimera era una creatura discendente di Tifone ed Echidna e sorella di altri mostri mitologici, Cerbero e l’Idra di Lerna. Una famiglia niente male! Chimera venne uccisa dall’eroe di Corinto Bellerofonte che volava sul cavallo alato Pegaso.

Cos’è la Chimera di Arezzo?

La statua etrusca della Chimera ritrovata ad Arezzo costituiva probabilmente solo una parte di un gruppo statuario che includeva anche altre figure come Bellerofonte e Pegaso. La statua risale al tardo V secolo o agli inizi del IV secolo a. C. La Chimera è rappresentata già ferita, con il sangue che scende dal collo di capra, mentre alza la cresta e tenta di allontanare Bellerofonte.

La statua della Chimera è un esempio unico dell’arte statuaria etrusca in bronzo. Era una statua votiva in onore del dio etrusco Tinia, l’equivalente di Giove: infatti, sulla zampa anteriore destra c’è un’iscrizione in etrusco, tinscvil, che significa “in dono al dio Tin”.

Chimera of Arezzo, Archaeological Museum of Florence
Dettaglio della zampa anteriore destra con l’iscrizione in etrusco “tinscvil”.

Dove venne prodotta la Chimera di Arezzo?

Sono ancora oggi aperte molte discussioni in merito all’individuazione della bottega che ha realizzato la statua. Ad oggi la teoria più accreditata riconduce la creazione della Chimera a una bottega locale, dell’area di Arezzo o della Val di Chiana.

Dopo il suo ritrovamento la statua entrò immediatamente nelle collezioni medicee di Cosimo I e venne inizialmente collocata nel Palazzo Vecchio: la Chimera divenne, dunque, un simbolo politico del potere di Cosimo sui territori un tempo degli Etruschi. Sul piano simbolico, inoltre, la Chimera serviva al Duca per collegare il Ducato di Toscana, da lui creato, con l’antico “regno” etrusco: in questo modo egli legittimò il suo potere rinforzando l’idea di un illustre origine del suo ruolo.

3. L’Arringatore

La romanizzazione degli Etruschi

Gli Etruschi, nel corso dei secoli, non resistettero all’espansione inarrestabile dei Romani sulla penisola. La loro debolezza dipendeva dalla mancanza di uno stato. Nel corso della loro storia gli Etruschi svilupparono una rete di città-stato del tutto indipendenti, senza mai essere dominati da un re o governati da un unico governo centrale. Per questo motivo, a causa della crescente espansione dei Romani, le città etrusche divennero una preda molto semplice per i legionari che iniziarono conquistare i territori etruschi già nel corso del V e del IV secolo a. C..

Arringatore, Museo Archeologico di Firenze.
L’Arringatore, bronzo, prima metà del II o inizi del I secolo a. C., Museo Archeologico Nazionale di Firenze.

Dopo secoli di battaglie e di conquiste di città etrusche, nel II secolo a. C. il graduale processo di romanizzazione divenne irreversibile.

La statua dell’Arringatore

La statua etrusca dell’Arringatore è la testimonianza forse più tangibile di questo processo di romanizzazione. Essa risale alla fine del II secolo o all’inizio del I secolo a. C. Secondo Vasari, l’Arringatore venne rinvenuto nel 1566 da un semplice contadino di Pila, nelle vicinanze di Perugia. In quell’epoca Perugia faceva parte dello Stato della Chiesa: se i Medici volevano impossessarsi di questo tesoro, dovevano spostare la statua fuori dai territori controllati dal Papa. E così fu: l’Arringatore raggiunse Firenze e venne esposto nel Palazzo Pitti e poi, dal 1588, agli Uffizi.

La posa e il gesto dell’Arringatore

La statua documenta l’unione e la fusione dei mondi etrusco e romano che si stavano intersecando. L’uomo rappresentato, Aule Meteli, infatti, è nella posa e nelle vesti – toga e tunica – di un oratore romano. Egli alza il braccio destro per imporre il silenzio ai presenti, con il tipico gesto che gli oratori romani facevano prima di parlare (il gesto del silentium manu facere – imporre il silenzio con la mano).

Grazie all’iscrizione in lingua etrusca, che corre lungo la praetexta (il bordo decorato della toga) l’uomo può essere identificato come un membro influente di una comunità etrusca che ha fatto carriera in un municipio romano. L’Arringatore mostra dunque come l’élites etrusca fosse progressivamente entrata nelle strutture dello stato romano e perdendo, per gradi, la propria lingua e religione, divenendo infine parte integrante della società romana.





4. L’Idolino di Pesaro

Nella cultura europea l’arte classica divenne simbolo di bellezza assoluta, di perfezione estetica e stilistica. Per noi oggi è difficile pensare che oggetti, che noi consideriamo soprattutto per il loro valore artistico e estetico, un tempo assolvevano principalmente a funzioni pratiche e servivano innanzitutto nelle faccende domestiche e nella vita quotidiana.

Idolino di Pesaro, Museo Archeologico, Firenze.
Idolino di Pesaro, bronzo, I secolo d. C., Museo Archeologico Nazionale di Firenze.

Questo è il caso delll’Idolino di Pesaro, un bronzo romano del I secolo d. c.

La statua venne scavata nel 1530 a Pesaro e subito raggiunse la collezione del Duca di Urbino Francesco Maria della Rovere. La perfezione artistica dell’oggetto suggerì agli eruditi del XVI secolo che questo era un originale bronzo greco, ossia un oggetto rarissimo.

In realtà si tratta di un reggilampade di età augustea: nella mano sinistra Idolino teneva un tralcio di vite con grappoli utilizzato come porta lampade. L’Idolino serviva dunque a illuminare le stanze dei banchetti di una ricca famiglia romana.

5. La collezione egizia

Una parte importante delle collezioni del museo è il cosiddetto Museo Egizio di Firenze. Dopo il Museo Egizio di Torino, questa è la seconda più importante collezione di arte egizia in Italia.

Le sue origini risalgono al 1828-1829 quando il re di Francia Carlo X e il Granduca di Toscana Leopoldo II finanziarono una spedizione archeologica in Egitto guidata da Jean-Francois Champollion e Ippolito Rosellini. Lo scopo della spedizione era studiare i geroglifici e approfondire la conoscenza della civiltà dell’Antico Egitto.

The Egyptian chariot, 14th century BC, Archaeological Museum of Florence.
Carro di legno, XV secolo a. C., Museo Archeologico Nazionale di Firenze.

Come risultato della spedizione, furono portati in Europa 2200 oggetti, che poi vennero divisi in due parti uguali, una destinata al Louvre, e l’altra a Firenze.

La collezione è davvero vasta e permette di capire bene la cultura egizia e il credo degli Egizi riguardante l’aldilà: troviamo così sarcofagi e mummie, ma anche molte statue funerarie e interi corredi funerari.

Gli oggetti più interessanti della collezione del museo archeologico di Firenze

Se volete lasciarvi suggestionare dalle opere della collezione, vi lascio il breve elenco di oggetti che suscitano su di me il fascino più forte:

  • un carro di legno del XV secolo a. C. trovato a Tebe, quasi del tutto completo e perfettamente conservato
  • una scatola di legno del XV secolo a. C. con delle figurine ushabti – gli ushabti venivano messi nelle tombe in quanto dovevano fungere da servi del defunto e sostituire il padrone della tomba nei lavori manuali nell’aldilà
  • una serie di ritratti copti da Fayyum del IV secolo d. C.
Female portrait, Museo Archeologico di Firenze
Il ritratto femminile, IV secolo d. C., Museo Archeologico Nazionale di Firenze.

Come potete notare, la collezione del Museo Archeologico di Firenze è molto vasta e se amate l’archeologia questo museo fa proprio per voi!

Testa Medici-Riccardi, Museo Archeologico Firenze.
Testa di cavallo Medici Riccardi, bronzo, metà del IV secolo a. C., Museo Archeologico Nazionale di Firenze.

Se volete visitare il museo con me, contattatemi! Sarò felice di accompagnarvi in una visita guidata del Museo Archeologico di Firenze alla scoperta dei tesori più rilevanti di questa collezione unica.

Museo Archeologico Firenze: Indirizzo, orari e prezzi

Piazza Santissima Annunziata, 9b

50122 Firenze

Museo Archeologico Firenze: Orari

Lunedì, Martedì, Mercoledì, Sabato: 8:30-14:00

Giovedì, Venerdì: 13:30-19:00

Aperto la prima Domenica del mese: 8:30-14:00

Chiuso nelle altre domeniche.

Museo Archeologico Firenze: Biglietti

adulti: 8 euro

studenti EU 18-25 anni: 2 euro

bambini e ragazzi sotto 18 anni: gratuito

Ingresso gratuito con il biglietto per la Galleria degli Uffizi!