Museo Marino Marini a Firenze

nuova vita per la chiesa di San Pancrazio

Cosa possono fare a Firenze gli amanti dell’arte contemporanea? La città è nota in tutto il mondo per i capolavori di Donatello, Ghiberti e Michelangelo. Ciò nonostante le collezioni fiorentine sono talmente ricche da permettere a tutti una pausa dal Rinascimento. Infatti, in città potete apprezzare anche l’arte del Novecento e scoprire le avanguardie artistiche del secolo scorso. Qualche tempo fa vi ho presentato la Collezione Casamonti dove sono esposte le opere di Michelangelo Pistoletto, Jannis Kounellis e Yves Klein e dove potete conoscere la storia dei principali movimenti artistici del Novecento. La Collezione Casamonti non è però l’unico museo dedicato all’arte contemporanea. In un angolo nascosto, non lontano dalla Piazza Santa Maria Novella, all’interno della sconsacrata chiesa di San Pancrazio, potete ammirare la collezione del Museo Marino Marini.

Museo Marino Marini, Florence
Il Museo Marino Marini a Firenze.

Marino Marini era uno scultore toscano, nato a Pistoia nel 1901. Durante la sua vita ebbe una carriera artistica di gran successo e divenne uno dei più importanti scultori italiani del secondo dopoguerra. Nella sua produzione Marino Marini esplorava la natura umana provando a dare forma ai più profondi archetipi che raccolgono i frammenti delle nostre identità. Scopriamo il Museo Marino Marini assieme!

Chi era Marino Marini?

Marino Marini era un artista toscano, cresciuto a Pistoia. Marini iniziò i suoi studi all’Accademia delle Belle Arti di Firenze sotto la guida del famoso pittore e decoratore Galileo Chini nel 1917. Chini era uno dei principali esponenti del Liberty italiano, ma il suo allievo non seguì le orme del maestro. Sin dall’inizio l’arte di Marini si ispirava alla grande tradizione toscana. Già nelle pitture giovanili le figure di Marini acquisirono la monumentalità e i volumi ben delineati, avvicinandosi allo stile di Piero della Francesca. Infatti, agli inizi della propria carriera, giovane Marino si avvicinò al gruppo artistico raccolto intorno alla rivista Valori Plastici, i cui membri: Giorgio Morandi, Giorgio De Chirico, Ardengo Soffici e altri, promuovevano l’idea di un ritorno alla tradizione artistica italiana e criticavano le moderne avanguardie.

Influenzato da questi ideali, Marini iniziò la sua ricerca delle nuove fonti d’ispirazione e si interessò alla scultura antica. Il mondo etrusco, la cultura dell’Antico Egitto, la scultura greca e romana eccitarono l’immaginazione dell’artista e divennero fonte di un nuovo linguaggio personale sviluppato negli anni a venire.

I Cavalieri di Marino Marini

Sin dall’inizio della propria attività Marini si concentrò sull’idea del archetipo provando ad esprimere nella forma visiva dei tasselli della natura umana nascosti negli angoli delle nostre identità. Lo scultore voleva dare forma a questi elementi che uniscono gli esseri umani e ci definiscono. Attraverso questa ricerca Marino Marini arrivò alla definizione delle due forme, la figura del cavaliere da un lato e la rappresentazione di Pomona dall’altro. Il cavaliere che con orgoglio monta il suo cavallo divenne per l’artista una rappresentazione simbolica della virtù, l’immagine dell’umanità onesta e giusta che riesce a controllare il mondo naturale. La dea della fertilità Pomona, invece, esprimeva per Marini sessualità, innocenza e libertà.

Marino Marini, Pugile, 1935
Marino Marini, Pugile, 1935.
L’esposizione di questa statua fu il primo successo internazionale dell’artista. Il Pugile vinse il Grand Prix all’Esposizione Universale di Parigi nel 1937.

Le opere di Marini create prima della Seconda Guerra Mondiale sono caratterizzate dalle composizioni piene di armonia e testimoniano la fede nell’equilibrio e nell’ordine che governa l’umanità. In quelle prime figure dei cavalieri il rapporto tra l’uomo e il cavallo è governato dall’accordo e dal dialogo. Non si vede violenza o lotta tra i due protagonisti. Questa prima visione di Marini si basa sull’idea dell’armonia e della legittimità come forze sulle quali si basa la civiltà. Questa fede verrà messa a dura prova e venne profondamente ribaltata dagli avvenimenti della Seconda Guerra Mondiale.




Marino Marini e la Seconda Guerra Mondiale

Nel 1940 Marino Marini era ormai un artista acclamato. In quell’anno ottenne la cattedra all’Accademia Albertina di Torino per trasferirsi nel 1941 alla Brera di Milano. Erano gli anni difficili per il Nord d’Italia e infatti, a Milano Marini sperimentò la crudeltà della guerra. Nel 1942 iniziarono i bombardamenti alleati della Lombardia e a settembre una bomba distrusse lo studio dell’artista presso la Villa Reale di Monza. Nel bombardamento si sono purtroppo perse tante opere giovanili dell’artista. Dopo questa esperienza Marini e la moglie decisero di rifugiarsi in Svizzera e si spostarono a Tenero, nella zona di Locarno. Questo trasferimento forzato ebbe, comunque, l’impatto positivo sulla carriera dell’artista. In Svizzera Marini conobbe Alberto Giacometti ed entrò in contatto con l’ambiente artistico svizzero. Grazie a queste nuove amicizie Marini iniziò ad esibirsi a Basilea e a Berna.

Nel 1947 lo scultore creò una nuova serie dei Cavalieri. In queste prime opere create dopo la fine della guerra si inizia a notare un lento cambiamento stilistico. Questa volta le figure sia del cavaliere che del cavallo diventano stilizzate e obbediscono ad una rigida struttura. Il Cavaliere inizia ad irrigidirsi, esprime energia e vitalità.

Marino Marini, Cavaliere, 1947
Marino Marini, Cavaliere, 1947, bronzo.

I Miracoli

La successiva serie dei Miracoli rappresenta un’ulteriore evoluzione del tema del cavaliere. Marini iniziò a lavorare su queste composizioni nel 1952 e nel museo fiorentino potete ammirare alcune versioni di questa dinamica composizione. I Miracoli rappresentano una rottura rispetto al passato. Dalle composizioni sparisce completamente l’armonia tra il cavallo e il cavaliere. L’animale diventa incontrollabile, tra i due protagonisti si scatena una vera e propria battaglia. Simbolicamente, queste composizioni rappresentano la condizione umana nella realtà postbellica.

Marino Marini, Miracolo, 1949-1960.
Marino Marini, Miracolo,  1959-1960 (fusione post-1980).

Una delle drammatiche conseguenze della guerra fu, nella visione di Marini, la perdita di equilibrio. I cavalieri di Marini iniziano a raffigurare l’uomo che ha perso la speranza della salvezza. Le sculture esprimono la sensazione di smarrimento, l’esistenza diventa una lotta contro le forze invisibili. Durante gli ultimi anni dell’attività Marini lavorò sulla graduale de-composizione delle forme. Le sue figure diventano sempre più geometriche, dallo stile quasi cubista. La tensione aumenta il dinamismo delle forme e rafforza il dramma. La trasformazione riguarda anche le superfici delle sculture. Con il tempo il bronzo liscio e lucente diventa sempre più opaco, ruvido e screpolato.

Queste opere rappresentano anche una risposta al problema molto sentito dopo la guerra, cioè come fare l’arte dopo l’esperienza del shoah. Marini continuò a creare le opere d’arte, però dalla sua produzione sparì l’immagine dell’armonioso rapporto tra l’uomo e la natura che venne sostituita dalla de-composizione e dal dis-ordine.

Marino Marini, Miracolo, 1952.
Marino Marini, Miracolo, 1952.



Il Museo Marino Marini a Firenze

La visita al Museo Marino Marini a Firenze vi permette di scoprire queste diverse fasi dell’attività dell’artista. Dalla fine degli anni ’70, Marini voleva assicurarsi che la sua opera verrà ricordata, documentata ed esposta. Nel 1979 a Pistoia venne inaugurato il centro di documentazione dedicato all’artista che funziona fino al giorno d’oggi come Fondazione Marino Marini. L’anno successivo lo scultore fece una generosa donazione delle sue opere alla Città di Firenze.

L’artista morì poco dopo, il 6 agosto 1980. Firenze ci mise un po’ prima di riuscire a trovare lo spazio espositivo per la ricca collezione lasciata da Marini. Come sede del futuro museo venne scelta la chiesa di San Pancrazio, sconsacrata nel 1808. Nel 1982 iniziò la ristrutturazione della struttura. Il progetto venne guidato da due architetti, Lorenzo Papi e Bruno Sacchi, i quali, usando i ballatoi e le scale, crearono una serie di spazi aperti invitando il visitatore a una passeggiata libera alla scoperta dell’arte di Marino Marini. Il Museo Marino Marini venne inaugurato a San Pancrazio nel 1988.

Marino Marini, Cavallo, 1954
Marino Marini, Cavallo, 1942.
Sullo sfondo si vedono i suoi Giocolieri, 1954, olio su tela.

La collezione del museo offre uno sguardo dettagliato sulla produzione artistica dello scultore. Al museo potete ammirare le Pomone create nei primi anni dell’attività, i ritratti, una serie dei Cavalieri creati dagli anni ’30 in avanti. La collezione include anche i Miracoli e le sculture di Marini sono messe in dialogo con le sue pitture e le incisioni. Una visita al museo è un affascinante viaggio attraverso il mondo artistico dello scultore toscano.

Cappella Rucellai a San Pancrazio

Il percorso museale include anche la Cappella Rucellai, unica parte della chiesa ancora consacrata, che ospita la tomba di Giovanni di Paolo Rucellai. Questo eccezionale sacello venne progettato da Leon Battista Alberti nel 1467 e la sua forma si riferisce al tempietto dell’Anastasis, costruito sopra la tomba di Gesù a Gerusalemme. Vi racconterò la storia di questo meraviglioso monumento del primo rinascimento fiorentino in un futuro articolo!

Museo Marino Marini

Piazza San Pancrazio
Firenze

orario: Sabato, Domenica, Lunedì 10:00 – 19:00 (ultimo ingresso alle 18:30)
tel: +39 055 219432
email: prenotazioni@museomarinomarini.it
Sito web: https://museomarinomarini.it/

Vuoi scoprire il Museo Marino Marini con me? Contattami! Sarò felice di organizzare la tua visita guidata!