Le Rampe del Poggi a Firenze

Una passeggiata nella Firenze dell’ ‘800

Le rampe del Poggi, che collegano il Lungarno Benvenuto Cellini al Piazzale Michelangelo, sono state recentemente restaurate e inaugurate il 1° giugno 2019. Questo progetto di conservazione recupera un pezzo di città che, fino a poco tempo fa, era inaccessibile. Oggi possiamo ancora salire le rampe, godere di questo spazioso giardino urbano decorato con fontane e grotti, che conduce fino alla sommità della collina, dominata dal Piazzale Michelangelo. La costruzione delle rampe è stata parte di un più ampio progetto di rinnovamento urbano di Firenze, realizzato durante il breve periodo in cui Firenze fu capitale d’Italia. Scopriamo assieme il sistema delle rampe del Poggi e un pezzo di storia della città!

Panoramic walk in Florence along the Ramps
Le rampe panoramiche, che uniscono l’Arno al Piazzale Michelangelo, sono state recentemente restaurate e riaperte il 1° giugno 2019.

Firenze città-capitale

La storia delle rampe del Poggi inizia il 19 novembre 1864: in quel giorno il Parlamento del nuovo Regno d’Italia decise che, a partire dall’anno seguente, la capitale di questo giovane Stato non sarebbe stata più Torino, ma Firenze. La legge entrò in vigore l’11 dicembre successivo: e ciò comportò il trasferimento, a Firenze, dell’apparato amministrativo e di tutta la classe impiegatizia della macchina dello Stato, nel giro di soli sei mesi. Così il re Vittorio Emanuele II, nel 1865, arrivò a Firenze insieme alla sua corte, ai dignitari e alla pubblica amministrazione.

Una città medievale o una moderna capitale?

Nel 1864, tuttavia, Firenze era ancora una città di impianto tipicamente medievale: era circondata dalle mura, presentava edifici costruiti senza un ordine o piano, e spesso ammassati l’uno accanto all’altro. Molti palazzi di proprietà statale vennero utilizzati come sedi di ministeri e uffici pubblici. Il re si trasferì nel palazzo più prestigioso della città, il famoso Palazzo Pitti, che, nel passato, fu la residenza principale dei Granduchi di Toscana.

Nel 1864 la popolazione di Firenze si aggirava attorno alle 120 000 persone e, con l’arrivo degli impiegati della pubblica amministrazione e delle loro famiglie, questo numero sarebbe cresciuto fino a 150 000 unità. Di conseguenza, ben presto i prezzi degli appartamenti e delle case in affitto crebbero notevolmente e molti fiorentini non poterono più permettersi una abitazione. Numerose famiglie vennero così ospitate, temporaneamente, in alcuni conventi di Firenze.

Prevedendo le difficoltà che sarebbero sorte da questi repentini cambiamenti che stavano investendo la città, le autorità fiorentine iniziarono a elaborare piani di sviluppo urbano che miravano a migliorare le condizioni abitative e ad allargare le dimensioni di Firenze. Nel novembre 1864 Giuseppe Poggi venne chiamato a sviluppare il piano urbano di ingrandimento della città. Il progetto era già pronto nel gennaio 1865 e Poggi iniziò la sua attività come principale architetto della nuova capitale d’Italia. Le rampe di Poggi erano così parte di un ambizioso progetto di rinnovamento urbanistico di Firenze.

Portrait of Giuseppe Poggi
Antonio Ciseri, Ritratto di Giuseppe Poggi, ca. 1889. Fonte: Wikipedia.



Il piano Poggi, Firenze

Giuseppe Poggi, enlargement of Florence, 1865
Il piano di Poggi per l’allargamento di Firenze, 1865. Fonte: Wikipedia.

Il piano di Poggi per Firenze prevedeva una profonda trasformazione della città e includeva:

  • demolizione delle mura medievali della città e costruzione di larghi boulevards (viali) che circondano tutto il centro storico
  • creazione di nuovi quartieri nella prima periferia del centro storico
  • modernizzazione del sistema fognario
  • lavori idraulici che miravano alla limitazione del rischio di alluvione
  • costruzione di un nuovo viale panoramico sulla riva sud dell’Arno, il cosiddetto “Viale dei Colli”, con il Piazzale Michelangelo che domina il panorama sulla città storica
  • costruzione delle rampe che dovevano unire il Piazzale Michelangelo con l’Arno
  • costruzione di Campo di Marte, una vasta area pensata per manovre militari e parate.

Allo stesso tempo il governo cittadino promosse il progetto della nuova Piazza Vittorio Emanuele II (oggi Piazza della Repubblica), che comportò la distruzione del ghetto di Firenze e modificò profondamente una vasta area del centro storico, tra il Battistero e il Mercato Nuovo (dove sorge la Loggia del Porcellino).

Il progetto delle rampe fu, dunque, un elemento di un più ampio progetto di rinnovamento generale di Firenze. Gli investimenti economici furono possibili grazie al trasferimento della capitale e mirarono anche al miglioramento delle condizioni sanitarie della popolazione di Firenze, che, nel 1864, viveva in una città priva di un vero e proprio sistema fognario e spesso occupava abitazioni povere e malsane.

Anche se i miglioramenti erano necessari pressoché ovunque, l’attenzione delle autorità cittadine si focalizzò sui nuovi quartieri progettati. In realtà, l’approccio del governo locale e degli esperti, come Poggi stesso, verso il progetto di rinnovamento di Firenze era caratterizzato spesso dal disprezzo verso i cittadini appartenenti alle classi più povere. In alcuni casi la creazione di nuovi, sani e ariosi quartieri, dei viali panoramici con delle ville neorinascimentali, permise alle élites locali di differenziarsi, e fisicamente separarsi, dai poveri, che ancora occupavano gli angusti appartamenti nei quartieri storici come San Frediano. In qualche modo il piano di Poggi si rivelò essere la creazione di una città nuova e borghese, i cui abitanti si godevano appartamenti spaziosi e panoramici, posti nei nuovi quartieri, circondati dal verde e dalla generosa campagna toscana.

I viali di Poggi

Uno dei cambiamenti più significativi nell’urbanistica di Firenze, introdotti da Poggi, fu la demolizione delle mura della città e la costruzione dei viali. L’idea di questi spaziosi boulevard fu fortemente ispirata dai progetti di Haussmann per Parigi e dalla recente costruzione della Ringstraße a Vienna. A Firenze i viali avevano anche la funzione di collegare la parte storica della città con i nuovi quartieri che si stavano sviluppando al di fuori delle antiche mura.

Con la demolizione delle mura, Poggi cambiò profondamente la struttura urbana di Firenze. Alcuni tratti delle mura sono rimaste in piedi solo in Oltrarno, dove ancora oggi possiamo, in parte, capire cosa voleva dire vivere in una città chiusa da mura.

Nel suo progetto Poggi utilizzò le monumentali porte della città, Porta al PratoPorta San Gallo e Porta alla Croce, per creare delle grandi piazze, simili ai circuses londinesi. Le trasformazioni a cui sono stati sottoposti i viali nell’epoca recente, la costruzione della tramvia e la divisione delle strade in varie corsie, hanno ridotto l’effetto di spazialità e aperture panoramiche volute da Poggi. Se guardiamo, per esempio, i progetti di Piazza Beccaria, possiamo ben comprendere la visione dell’architetto. Per Poggi la Piazza, creata come una grande rotonda con al centro Porta alla Croce, doveva aprirsi verso l’Arno e offrire una vista panoramica sulla Zecca Vecchia, la quale doveva essere trasformata in uno stabilimento di bagni pubblici.

Giuseppe Poggi, Piazza Beccaria
I Pratoni della Zecca con lo Stabilimento dei Bagni, nella vista a volo d’uccello eseguita su incarico di Giuseppe Poggi dal pittore Nicola Sanesi, in Leone Poggi, L’architetto Giuseppe Poggi e il suo archivio, conferenza letta il 31 maggio 1946 alla Società Leonardo da Vinci [numero speciale di “La Nuova Città”, Firenze, 1946.].

Questo prospetto fu distrutto per la prima volta nel 1938 con la costruzione, in mezzo ai pratoni della Zecca, della Casa della Gioventù Italiana del Littorio. Questo edificio, un ottimo esempio del razionalismo italiano, progettato da Aurelio Cetica, fu demolito nel 1975 per fare spazio alla nuova sede dell’Archivio di Stato, inaugurata nel 1989.

Piazze, simili a quella intorno a Porta alla Croce, furono progettate da Poggi in corrispondenza delle altre porte urbane, Porta San Gallo (l’odierna Piazza della Libertà) e Porta al Prato.

Il Viale dei Colli

Il cossidetto Viale dei Colli, pensato per la sponda meridionale, fu uno degli elementi chiave nel progetto del rinnovamento urbano ideato da Poggi. L’idea dell’architetto era quella di creare un ampio viale che unisse la Porta Romana con l’Arno passando sulle colline di ArcetriGiramonte e Monte alle Croci. Se i viali sulla sponda Nord dovevano connettere i nuovi quartieri con il centro storico, il Viale dei Colli doveva diventare “la più bella passeggiata al mondo”.

Historical postcard of Florence with the view on the Viale dei Colli
Una cartolina storica di Firenze con la vista sul Viale dei Colli.

Negli anni successivi lungo le ampie curve del viale crebbe un nuovo e molto prestigioso quartiere popolato da villette neorinascimentali abitate da famiglie aristocratiche europee e dall’alta borghesia fiorentina. Poggi, assieme al giardiniere Attilio Pucci, progettò la distribuzione degli alberi e cespugli nelle vicinanze dei viali. Inoltre, per ampliare la zona del verde, vietò ai proprietari delle ville la costruzione di alti muri di recinzione, in modo da permettere la vista sui giardini privati. Lo scopo di Poggi e Pucci era quello di creare un ampio giardino urbano, oppure meglio, una città-giardino, una vera e propria passeggiata panoramica immersa nella natura che culmina con il magnifico Piazzale Michelangelo.

Dall’inizio il progetto di una vasta terrazza panoramica rivolta verso il centro monumentale di Firenze, e dedicata al genio di Michelangelo, era al centro dei piani di Poggi per la zona dei colli. Inizialmente l’architetto voleva trasformare il Piazzale in un museo a cielo aperto, esponendovi le copie delle opere del Buonarroti e creando una loggia dedicata all’artista. Questo progetto iniziale fu, però, ridimensionato. La loggia venne trasformata in una caffetteria e le uniche copie esposte in piazza sono quelle del David e delle quattro allegorie dalla Sagrestia Nuova di San Lorenzo.

Clemente Papi, copy of Michelangelo's David and his statues from the New Sacristy
Clemente Papi, La copia del David di Michelangelo e delle quattro allegorie dalla Sagrestia Nuova in San Lorenzo, 1866.

La lungimiranza del Poggi si conferma ogni giorno. Ancora oggi tante famiglie fiorentine scelgono il Viale dei Colli per le loro passeggiate domenicali. Tutti i giorni molte persone fanno jogging lungo i boulevard alberati e centinaia di visitatori scattano le foto di Firenze dalla terrazza del Piazzale Michelangelo, immortalando la vista ormai divenuta un’icona dei nostri tempi.

View on Florence from the Piazzale Michelangelo
La vista dal Piazzale Michelangelo.



Le rampe del Poggi e il fiume

L’idea di creare un percorso pedonale che potesse unire il Piazzale Michelangelo con l’Arno non compare nei primi progetti del Viale dei Colli. Successivamente, però, Poggi sviluppò questa idea creando un vero e proprio giardino verticale, decorato da grotti e fontane .

L’intervento di Poggi porta, come conseguenza, anche un’apertura della città verso il fiume. Oggi facciamo fatica ad immaginare Firenze senza i suoi Lungarni che corrono lungo le due sponde. Invece, prima dei lavori promossi a partire dal 1865, il fiume era quasi completamente schermato dalla città: le sponde dell’Arno erano occupate da costruzioni, spesso molto povere ma abbastanza alte, che separavano gli abitanti dall’acqua, come ancora succede in Borgo San Jacopo. Nonostante l’importanza dell’Arno per lo sviluppo e la ricchezza di Firenze, i fiorentini guardavano il fiume con sospetto. Infatti, l’Arno causò numerose alluvioni della città che ricorrevano ripetutamente, nel 1333, nel 1557, nel 1844 e poi nel 1864, proprio nell’anno in cui fu deciso lo spostamento della capitale in città.

View from Poggi's ramps on Florence
Vista sul Duomo dalle rampe di Poggi.

L’ambizione di Giuseppe Poggi era quella di modificare anche il rapporto dei fiorentini con il loro fiume. L’architetto voleva migliorare le difese di Firenze contro le alluvioni, perciò furono puliti e resi più profondi i letti del fiume e dei torrenti che confluiscono nell’Arno. Inoltre furono costruite le spallette lungo le sponde, coronate dai panoramici Lungarni. Come sappiamo, i lavori del 1865 non salvarono Firenze dall’alluvione del 1966, ma sicuramente modificarono il nostro rapporto con il fiume.

Le rampe di Poggi costituivano una monumentale conclusione di questo ambizioso progetto, visto che creavano una fluida e armoniosa continuità tra l’Arno e le colline al Sud.

Le rampe del Poggi e i giardini

Le rampe di Poggi, progettate dall’architetto in stretta collaborazione con Attilio Pucci, salgono armoniosamente sulla collina. Lungo il cammino il visitatore si diletta a osservare le fontane e le grotte circondate da una folta vegetazione. Il progetto delle cascate d’acqua rimane fortemente legato alla tradizione del manierismo fiorentino. Le spugne naturali, le stalattiti e le conchiglie assomigliano a quelle usate da Bernardo Buontalenti nel Grotto Grande di Boboli e nei progetti dell’architetto presso la villa di Pratolino.

Giuseppe Poggi's ramps in Florence
Vista sulla fontana lungo le rampe di Poggi.

Attilio Pucci  fu responsabile per la progettazione di questo meraviglioso giardino e decise di introdurre, tra le scogliere, alcune piante che crescono spontaneamente lungo la costa toscana, come il rovo, le felci oppure l’edera.

Le rampe del Poggi creano un itinerario affascinante, che ci sorprende con la diversità di viste, i giochi d’acqua e la ricchezza della vegetazione. La passeggiata sulle rampe offre un momento di relax e pace nella natura, lontano dal caos del centro.

Interior of one of the grotto
L’interno di uno dei grotti.

Grazie al recente progetto di restauro, possiamo di nuovo apprezzare questa passeggiata panoramica, perderci tra le fontane e le rocce! Ricordatevi di salire sulle rampe del Poggi per raggiungere il Piazzale Michelangelo e ammirare la spettacolare vista su Firenze!


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