La Cappella Tornabuoni in Santa Maria Novella

famiglia, religione e spettacolo nella Firenze del Quattrocento

Sapete qual è la domanda più frequente che ricevo durante i miei tour a Firenze? Spesso le persone vogliono sapere quale era l’argomento della mia tesi di dottorato, cosa ho studiato e in cosa consisteva la mia ricerca. Mi piace raccontare i miei studi che riguardava le due cappelle affrescate durante il Quattrocento. La prima è la Cappella Maggiore del Duomo di Prato, decorata tra il 1452 e il 1465 da Filippo Lippi. La seconda è la Cappella Tornabuoni nella Basilica di Santa Maria Novella di Firenze, affrescata tra il 1485 e il 1490 da Domenico Ghirlandaio e la sua bottega.

Immaginatevi che stiamo visitando assieme la chiesa di Santa Maria Novella! Vi racconto la storia avvincente degli affreschi nella Cappella Tornabuoni!

The Tornabuoni chapel, Santa Maria Novella
La Cappella Tornabuoni, Santa Maria Novella, Firenze

La Cappella Tornabuoni

La Cappella Tornabuoni è la cappella maggiore in una delle più importanti chiese di Firenze, la Basilica Domenicana di Santa Maria Novella. Negli anni ’80 del Quattrocento Giovanni Tornabuoni, lo zio di Lorenzo il Magnifico, che all’epoca governava la città, raccolse nelle sue mani il patronato sulla cappella, ossia il diritto di prendersi cura di questo spazio, col privilegio di esporre lo stemma della famiglia al suo interno, e commissionò a Domenico Ghirlandaio la decorazione delle pareti, le vetrate e la pala d’altare.

L’ambizione di Giovanni era quella di fare di questo spazio la cappella funeraria per la sua famiglia: una scelta insolita, visto che normalmente solo le cappelle laterali erano destinate al patronato privato. Sembra che i legami tra Giovanni e la famiglia Medici gli fruttarono il privilegio di poter rendere la cappella maggiore di una delle principali basiliche cittadine una cappella di famiglia. Sin dall’inizio la decorazione della cappella doveva perciò confermare e manifestare il prestigio della famiglia Tornabuoni e la sua partecipazione all’illustre governo di Lorenzo il Magnifico.

Portrait of Giovanni Tornabuoni
Domenico Ghirlandaio, Ritratto di Giovanni Tornabuoni, 1485-1490, Cappella Tornabuoni, Santa Maria Novella, Firenze

Tra il 1485 e il 1490 Domenico Ghirlandaio, assieme ai membri della sua bottega, decorò le pareti della cappella con le scene della Vita della Vergine e quelle della Vita di San Giovanni Battista. Le storie vanno lette dal basso verso l’alto. Sulla parete sinistra vedete:

  • L’espulsione di Gioacchino dal Tempio
  • La Nascita della Vergine
  • La Presentazione della Vergine al Tempio
  • Lo Sposalizio
  • La Natività e l’Adorazione dei Magi
  • La Strage degli Innocenti
  • L’Assunzione

Sulla parete destra, invece, le Storie di San Giovanni Battista sono narrate con queste scene:

  • L’Annunciazione a Zaccaria
  • La Visitazione
  • La Nascita del Battista
  • L’Imposizione del nome a Giovanni
  • La Predica di San Giovanni
  • Il Battesimo di Cristo
  • La Festa di Erode



Gli affreschi sulla parete centrale, invece, rappresentano i ritratti di Giovanni Tornabuoni e di sua moglie Francesca Pitti, l’Annunciazione, San Giovanni Battista nel deserto, il Martirio di San Pietro Martire e San Domenico e la prova del fuoco.

Portrait of Francesca Pitti
Domenico Ghirlandaio, Ritratto di Francesca Pitti, 1485-1490, Cappella Tornabuoni, Santa Maria Novella, Firenze.

Gli affreschi e lo spettacolo religioso a Firenze

Gli affreschi di Ghirlandaio suscitano un interesse immediato anche in uno spettatore non esperto. Le scene, in particolare quelle in basso, sono dipinte in un modo che rende la profondità dello spazio dipinto in maniera molto convincente: questi affreschi sono così tanto immersivi che sembra quasi che possiamo entrare nel dipinto e stringere la mano ai protagonisti delle scene. Sorprendentemente, sulle pareti possiamo vedere non solo gli eroi delle storie bibliche, ma anche, accanto ai santi e ai partecipanti degli eventi sacri, i fiorentini e le fiorentine del Quattrocento. Questi spettatori osservano gli avvenimenti, ci guardano dall’affresco e ci invitano a entrare con loro nelle scene.

Questa curiosa caratteristica della decorazione divenne il punto focale della mia ricerca di dottorato. Durante i miei studi ho provato a capire perché questi affreschi erano così immersivi e perché i fiorentini dell’epoca vennero rappresentati come protagonisti delle scene bibliche. Grazie alle mie ricerche ho potuto scoprire che durante il Quattrocento alla narrazione religiosa venivano spesso applicate le tecniche immersive, si ricorreva all’utilizzo di tecniche pittoriche volte a creare l’impressione di meraviglia ed effetti che potessero influenzare le emozioni degli spettatori e rafforzare la fede dell’osservatore. Queste strategie venivano usate di frequente negli spettacoli religiosi rappresentati a Firenze durante le feste, come l’Annunciazione, l’Ascensione, la Pentecoste oppure durante la festa di San Giovanni Battista.

Gli spettacoli religiosi erano un importante elemento nella vita devozionale dei fiorentini. Già nel tardo Trecento a Firenze venivano organizzate delle magnifiche rappresentazioni nelle chiese locali, con degli “attori” che comparivano in scena vestendo i panni dei personaggi della storia biblica: ad esempio la festa dell’Ascensione veniva rappresentata al Carmine, quella dell’Annunciazione a San Felice in Piazza e quella della Pentecoste in Santo Spirito.

L’organizzazione scenica di questi tre spettacoli era simile: il tramezzo, cioè il muro che divideva la navata dal coro destinato ai frati serviva da palcoscenico, che era abbastanza ampio da ospitare gli attori e gli elementi della scenografia; sotto il tetto veniva costruita una piccola “stanza” di legno che ospitava il Paradiso, all’interno della quale sedeva Dio Padre e dietro a lui giravano dei cerchi luminosi che rappresentavano le sfere celesti. Grazie a dei sofisticati sistemi di carrucole, gli attori potevano essere tirati su e “ascendere” dalla terra al Paradiso, oppure, come nel caso dello Spirito Santo durante la festa della Pentecoste, scendere dai cieli sulla terra. Provate a immaginarvi lo stupore degli spettatori che potevano vedere Cristo ascendere nei cieli e incontrare Dio!

Domenico Ghirlandaio, Annunciation to Zechariah
Domenico Ghirlandaio, Annunciazione a Zaccaria, 1485-1490, Cappella Tornabuoni, Santa Maria Novella, Firenze.

Per rafforzare l’effetto di stupore e meraviglia venivano usati anche i fuochi d’artificio che non potevano mancare, per esempio, durante lo spettacolo della Pentecoste. Questi “effetti speciali” arricchivano lo spettacolo e rafforzavano il forte impatto visivo dell’insieme.

Più tardi, dalla metà del secolo, per rendere le storie ancora più vicine all’esperienza di vita degli spettatori, in scena comparivano dei personaggi contemporanei: alcune scene includevano addirittura personaggi che interpretavano il ruolo dei contadini del Chianti, oppure dei mercanti e degli artigiani fiorentini, e recitavano scene e storie  riguardanti la loro vita, le quali venivano così sapientemente intrecciate ai racconti biblici. Attraverso questi inserti le distanti storie bibliche, successe secoli prima nella lontana Palestina, dovevano risultare attuali e rilevanti per gli spettatori cresciuti nella Firenze del Quattrocento.

Sono convinta che queste pratiche performative influenzarono anche la pittura religiosa e che i due media condividevano le stesse modalità narrative. Negli affreschi di Ghirlandaio l’elemento dello stupore viene garantito grazie al sapiente uso della prospettiva e alla convincente rappresentazione della profondità dello spazio, il che dà ancora oggi allo spettatore l’illusione di continuità tra la sua realtà e quella del dipinto. La presenza dei personaggi contemporanei e degli sfondi che rappresentavano Firenze, negli affreschi, spostavano l’azione dal passato biblico al presente dell’epoca, rendendo la storia attuale e contemporanea.

Il ritratto di una famiglia

Nella Cappella Tornabuoni, però, queste modalità narrative vennero usate con un chiaro scopo politico e religioso. I protagonisti della storia non sono persone qualsiasi. Nella cappella possiamo incontrare i membri della famiglia Tornabuoni: il committente, Giovanni Tornabuoni, assieme a sua moglie Francesca Pitti, sono rappresentati in preghiera, sotto delle logge sulla parete centrale.

Sulla parete destra della cappella, nella scena dell’Annunciazione a Zaccaria, potete vedere i membri maschi della famiglia. Nell’angolo in basso a sinistra potete ammirare i ritratti dei quattro illustri membri della cerchia di Lorenzo il Magnifico, nipote di Giovanni Tornabuoni: il poeta Poliziano, tutore dei figli di Lorenzo e il probabile autore del programma iconografico per la Primavera di Botticelli, il famoso storico Cristoforo Landino, il filosofo neoplatonico Marsilio Ficino e Gentile Becchi, il tutore di Lorenzo, oratore e umanista. La loro presenza nella cappella conferma gli stretti rapporti tra Giovanni Tornabuoni e la famiglia Medici e la sua adesione alla rivoluzione culturale in atto, la fioritura dell’Umanesimo e del primo Rinascimento, promossa da Lorenzo il Magnifico e la sua cerchia.

Portrait of Poliziano, Ficino, Becchi and Landino
Dettagli di Annunciazione a Zaccaria con i ritratti di Marsilio Ficino, Cristoforo Landino, Agnolo Poliziano e Gentile Becchi.

Nella scena successiva, la Visitazione, possiamo vedere i membri femminili della famiglia. Le tre donne sulla destra dell’affresco sono: Giovanna degli Albizzi, prima moglie del figlio di Giovanni, Lorenzo, che morì, giovane ragazza, nel 1488, durante il parto; dietro a lei potete vedere Givevra Gianfigliazzi, la seconda moglie di Lorenzo Tornabuoni, e Lucrezia Tornabuoni, sorella di Giovanni e madre di Lorenzo il Magnifico.

Domenico Ghirlandaio, Visitation
Domenico Ghirlandaio, Visitazione, 1485-1490, Cappella Tornabuoni, Santa Maria Novella, Firenze.

Sulla parete di fronte, nella scena della Nascita della Vergine, potete incontrare Ludovica, la figlia di Giovanni: è lei la ragazza che indossa il bellissimo vestito arancione e si avvicina alle ancelle che preparano il primo bagno per la neonata.

Domenico Ghirlandaio, Birth of the Virgin
Domenico Ghirlandaio, Nascita della Vergine, 1485-1490, Cappella Tornabuoni, Santa Maria Novella, Firenze.

Nella scena accanto, l’Espulsione di Gioacchino dal tempio, si vede Lorenzo, il figlio di Giovanni: il ragazzo sta in primo piano, sulla sinistra, indossa un capotto rosso sopra un giaccone verde, si gira verso di noi con la mano poggiata sul fianco. Esattamente dal lato opposto della scena trovate un altro gruppo di uomini. Tra di loro possiamo riconoscere il ritratto di Domenico Ghirlandaio stesso e di suo fratello Davide, gli autori della decorazione.

Domenico Ghirlandaio, Expulsion of Joachim from the Temple
Domenico Ghirlandaio, Espulsione di Gioacchino dal tempio, 1485-1490, Cappella Tornabuoni, Santa Maria Novella, Firenze.



Perché i ritratti?

Perché il committente voleva includere i ritratti dei membri nella sua famiglia all’interno delle scene bibliche? Prima di tutto questi ritratti confermavano il prestigio della famiglia ed erano prova dell’appartenenza dei Tornabuoni all’élite che governava la città. Il significato degli affreschi, però, era anche religioso e devozionale: avere il patronato su una cappella nell’Italia del Tre e del Quattrocento costituiva un privilegio eccezionale in quanto all’epoca si credeva che questo desse accesso ad una particolare grazia e misericordia divina.

Il patronato su una cappella significava, inoltre, che tutti i frutti spirituali che derivavano dalle messe dette su quell’altare andassero a favore dei membri della famiglia stessa, sia ai suoi defunti che a quelli ancora in vita. Immortalando le loro figure sulle pareti della cappella, i Tornabuoni aspiravano ad approcciare il sacro, ottenere la grazia e la misericordia per tutti i membri della loro famiglia. Possiamo dire che ancora oggi, durante le messe nella basilica, tutti preghiamo per i Tornabuoni, per Domenico Ghirlandaio e per il suo fratello Davide.

La decorazione della Cappella Tornabuoni pone anche altre domande, sulle complesse questioni filosofiche e politiche. La decorazione presenta un’immagine ideale di Firenze, città di splendore e abbondanza. Sembra anche che gli affreschi rappresentino alcune delle idee filosofiche di Marsilio Ficino, comunicate visivamente attraverso forme e scene, simboli che solo gli iniziati alla corrente filosofica neoplatonica potevano comprendere. L’analisi della decorazione della Cappella, come potete vedere, lascia ancora spazio per almeno un altro articolo. Sicuramente ne scriverò uno anche sugli affreschi di Filippo Lippi a Prato.


Intanto, se volete visitare la Basilica di Santa Maria Novella assieme a me, contattatemi! Possiamo organizzare il vostro tour privato!