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Recensione della mostra
Il 9 marzo Palazzo Strozzi ha inaugurato la mostra “Verrocchio, il maestro di Leonardo”, la prima retrospettiva dedicata al maestro fiorentino il quale partecipò alla vita artistica della città in uno dei momenti più vivaci della sua storia.
Potete visitare la mostra a Firenze fino al 14 luglio. Poi una parte di essa viaggerà fino a Washington DC per essere esposta alla National Gallery of Art dal 19 settembre 2019 fino al 2 febbraio 2020.
Se questa primavera verrete a Firenze, non dimenticate di inserire la visita alla mostra nel vostro elenco di cose da fare: ne vala proprio la pena.

Andrea di Michele di Francesco de’ Cioni, chiamato Andrea del Verrocchio, fu senza dubbio uno dei più importanti scultori di Firenze nel XV secolo. Lui gestiva un laboratorio molto attivo, sia nell’ambito delle commissioni private che in quelle pubbliche. Suoi committenti erano, per esempio, la famiglia Medici, il Tribunale della Mercatanzia a Firenze e la Repubblica di Venezia. La sua bottega produceva sculture e dipinti e molti giovani artisti iniziarono la loro brillante carriera come apprendisti di Verrocchio. Il più famoso di tutti è sicuramente Leonardo da Vinci, che entrò nella bottega all’età di 14 anni. Ma dobbiamo anche ricordare, tra gli allievi di Verrocchio, anche Lorenzo di Credi e Pietro Perugino.
Verrocchio, dal canto suo, fu allievo di Desiderio da Settignano e fu influenzato soprattutto da Donatello (la bottega di Verrocchio, del resto, si trovava nello stesso ambiente di quella di Donatello, proprio dietro la Cattedrale [1]). Tra i capolavori di Verrocchio possiamo ricordare la tomba di Piero de’ Medici nella Basilica di San Lorenzo, l’Incredulità di San Tommaso per Orsanmichele e il monumento equestre di Bartolomeo Colleoni commissionato dalla Repubblica di Venezia per il Campo Santi Giovanni e Paolo a Venezia.
La mostra di Firenze, tuttavia, non ci permette solo di scoprire la produzione di Verrocchio: le centoventi opere in esposizione mostrano il dialogo tra Verrocchio e l’arte del suo tempo. La mostra, infatti, è un affascinante viaggio attraverso l’arte e la cultura fiorentina del XV secolo. Iniziamo il nostro percorso!
Nella seconda sala si trovano alcune figure di eroi: David, Scipione l’Africano, Annibale e altre eroine dell’antichità. Ci accorgiamo così che i committenti provati di queste opere si identificavano con queste figure eroiche e speravano che il loro ritratto avrebbero potuto suggerire alcune delle loro qualità morali. Dei rilievi simili, con le effigi di Alessandro e Dario, furono donati da Lorenzo il Magnifico a Mattia Corvino, re d’Ungheria: chi non vorrebbe ricevere un dono simile, che suggerisce chiaramente un collegamento tra il destinatario e Alessandro Magno?

Osservate la bellezza di Scipione e il particolare elmo di Annibale, la forza e la violenza delle teste di Gorgone poste sul petto. Ci troviamo di fronte a uno dei più alti esempi della scultura del XV secolo.
Nella terza e quarta sala troviamo alcuni dipinti, rappresentanti tutti la Madonna con il Bambino, di Verrocchio, Lippi, Botticelli e altri. Essi dimostrano chiaramente quanto fu incisiva e penetrante l’influenza di Verrocchio nell’ambiente artistico fiorentino degli anni ’70 del ‘400, e rendono anche evidente quanto cambiò, nel ‘400, la pratica della devozione cristiana. Fino a metà del XIV secolo, infatti, la Vergine era spesso rappresentata, nei dipinti, in trono con il Bambino Gesù in grembo, e appariva più come una regina che come una madre. Durante gli anni terribili della peste del 1348, i credenti iniziarono ad adorare la Vergine come una madre tenera e affettuosa a cui chiedere la salvezza dalla morte e dalla sofferenza. Pian piano l’iconografia della Vergine cambiò e già negli anni ’70 del ‘400 era rappresentata come una madre amorevole verso il suo bambino. Nella mostra troviamo dei pannelli dipinti e dei tabernacoli in bassorilievo usati per la devozione privata dei fiorentini che esplicitano chiaramente questo passaggio: notiamo che in tutti queste opere la Vergine è rappresentata come una giovane e nobile ragazza che tiene davanti a lei, con tenerezza e amore, il suo bambino. Si pensava che le emozioni suscitate dalla contemplazione di siffatte opere potessero trasmettere un senso di devozione e comportamenti pii in chi pregava davanti a queste immagini.

Nella quinta sala si trovano due capolavori che sono, per me, le opere più sorprendenti della mostra: il Busto di Giuliano di Piero de’ Medici di Verrocchio e Morte di Francesca Pitti Tornabuoni, un bassorilievo di Francesco di Simone Ferrucci. L’effigie di Giuliano è fatta di terracotta, un materiale economico e povero ma semplice da modellare. Guardate il dettaglio dell’armatura di Giuliano e la testa di Gorgone sul suo petto. Immaginate quest’opera ricoperta di policromia: dava davvero l’impressione di realismo e doveva fortemente assomigliare a Giuliano, che morì a ventiquattro anni nella congiura dei Pazzi nel 1478.

Il bassorilievo di Simone Ferrucci decorava la tomba di Francesca Pitti Tornabuoni nella cappella di famiglia di Santa Maria Sopra Minerva a Roma. La forma del bassorilievo è chiaramente ispirata ai sarcofagi romani. La scultura mostra due scene: sulla destra una donna sofferente che ha appena messo al mondo un bambino e sulla sinistra i servitori che presentano il bambino al padre. Francesca Tornabuoni e il bambino morirono subito dopo il parto cesareo. Giovanni, il marito della donna, soffrì immensamente per la perdita dell’amata moglie e di suo figlio e, per onorare la loro memoria, dedicò loro una cappella privata. Domenico Ghirlandaio la decorò con degli affreschi, che sono andati persi, e Francesco di Simone Ferrucci scolpì questo toccante bassorilievo.

La sesta sala mostra un confronto tra due interessanti rappresentazioni di bambini: qui troviamo il Ritratto del bambino che ride di Desiderio da Settignano e il Putto con delfino di Verrocchio. In queste due statue, la prima di marmo e l’altra in bronzo, possiamo scorgere tutta la creatività e la tenerezza della scultura del XV secolo. Il bambino di Desiderio ci sorride e ci guarda con uno sguardo furbo, mentre il putto alato di Verrocchio combatte contro un vento invisibile che gli sconvolge i capelli e solleva la sua veste rivelando la sua natica nuda. C’è tanta tenerezza e una sorta di senso dell’umorismo in queste rappresentazioni di bambini.

Tenendo in mente l’immagine di queste due sculture, possiamo poi ammirare la Madonna con Bambino del Victoria and Albert Museum, attribuito da Francesco Caglioti a Leonardo da Vinci e esposta nell’ultima sala della mostra. Questa piccola terracotta ribalta l’iconografia tradizionale del soggetto. Avete mai visto prima una statua della Vergine che solletica Gesù e lo fa ridere? Se le intuizioni di Caglioti sono esatte, questa sarebbe l’unica statua di Leonarda giunta fino a noi. Tuttavia possiamo basare le nostre intuizioni solo su analisi stilistiche che non assicurano mai risposte certe.

Questo piccolo capolavoro conclude la mostra a Palazzo Strozzi. Al museo del Bargello potete trovare altre due sezioni della mostra, con l’Incredulità di San Tommaso, spostata temporaneamente da Orsanmichele, crocifissi lignei e busti di Cristo.
Questa mostra offre un viaggio davvero affascinante attraverso l’arte del XV secolo. Ho apprezzato molto le parti della mostra dedicate alla scultura, ma anche i quadri in esposizione meritano la nostra attenzione. Dal mio punto di vista i pannelli illustrativi non sono particolarmente esaustivi, per cui, se volete scoprire di più sulle opere esposte, vi consiglio di prenotare una visita guidata. Altrimenti, il rischio è quello di percorrere le sale guardando a begli oggetti e belle opere d’arte senza comprendere il contesto delle loro commissioni e esecuzioni.
Informazioni pratiche:
Verrocchio, il maestro di Leonardo
Mostra curata da Francesco Caglioti e Andrea de Marchi
Palazzo Strozzi, Firenze: 9 marzo – 14 luglio 2019
Orari di apertura: Ogni giorno, inclusi i festivi, dalle 10:00 alle 20:00, il Giovedì dalle 10:00 alle 23:00
Biglietti: 13 €, ridotto 10 € (over 65, sotto i 26 anni, gruppi di almeno 10 persone con prenotazione).
National Gallery of Art, Washington DC: 19 settembre 2019 – 2 febbraio 2020.
[1] F. Caglioti, Verrocchio the Sculptor: Training, Figurative Genres, Pupils and Followers, in Verrocchio, Master of Leonardo, catalogo di mostra, a cura di F. Caglioti, A. De Marchi, Venezia 2019, pp. 29-30.
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